Dal Consiglio federale passando per Trump e Kim, gli svizzeri sfiduciati dalla “cosa pubblica”, ma nel privato c'è ancora ottimismo
ZURIGO - Nel 2017 gli elettori svizzeri alle urne hanno già rispedito al mittente due importanti riforme politiche sostenute da Berna: Previdenza per la vecchiaia 2020 (settembre) e la Riforma III dell'imposizione delle imprese (febbraio). Il 2018, che prevede votazioni altrettanto delicate tra le quali impossibile dimenticare la famigerata No-Billag, sarà un anno ancora “contro”?
Forse sì, considerando che – stando al Barometro delle speranze stilato come ogni anno da Swissfuture – il 51% dei cittadini interpellati si è dichiarato «poco ottimista riguardo alle decisioni del parlamento e del governo». Pochissimi, gli ottimisti (17%), mentre il resto si dice «indeciso». Un “veder nero” che abbraccia anche le questioni ambientali ed ecologiche (55% di pessimisti) e sociali (58%). Quando si parla di economia, invece, la faccenda diventa molto meno categorica con un 35% di negativi e un 28% di positivi.
Quali i motivi di tanta delusione? Stando all'autore dello studio Andreas Krafft è tutta colpa della situazione politica internazionale, particolarmente instabile a causa di figure come Donald Trump e Kim Jong-un. Le posizioni apertamente anti-accordi sul clima del presidente Usa hanno anche influenzato la nostra fiducia in un miglioramento in tal senso. Per quanto riguarda la politica nazionale, invece, vi è molta frustrazione per lo scollamento fra la popolazione e l'esecutivo che si è tradotto nei due “no” di cui sopra.
Malgrado lo scenario non proprio rassicurante, però, gli svizzeri, almeno rispetto alla loro vita privata, in questo 2018 che comincia sono perlopiù ottimisti (72,4%). Secondo il 60% degli intervistati, inoltre, gli esseri umani sono «fondamentalmente buoni» e il mondo «è pieno di cose belle».
Come si spiega questa idiosincrasia? «Se il “macro” fa paura e preoccupa è normale cercare forza e sostegno nel “micro”, nelle cose che abbiamo vicino», conclude Krafft.