La svizzera convertita all’Islam, fermata dalla polizia di Vienna la scorsa settimana, denuncia su Twitter la crescente islamofobia
VIENNA - Nora Illi, rappresentante delle donne del Consiglio centrale islamico della Svizzera (IZRS), non smette di fare parlare di sé. La scorsa settimana è stata fermata dalla polizia di Vienna mentre passeggiava per le strade violando deliberatamente il divieto di coprirsi il volto, entrato in vigore in Austria a inizio ottobre. Su Twitter ha inoltre accostato il divieto all’Olocausto.
L’immagine postata la ritrae vicina al cancello del campo di concentramento di Dachau, vestita con il niqab. Illi, citando Bertolt Brecht, scrive: «Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere».
"Wenn Unrecht zu Recht wird, wird Widerstand zur Pflicht." Nicht erst wenn es soweit ist. #Dachau #Neveragain #memories pic.twitter.com/aRboH51h7c
— Nora Illi (@NoraIlli) November 20, 2017
Interpellata da 20 Minuten, la nota musulmana svizzera ha spiegato: «Non si tratta solo del divieto del burqa. Ma di tutte le leggi che limitano la libertà dei musulmani in Europa. L’islamofobia è diventata socialmente accettabile. Un tempo erano i comunisti o gli ebrei, oggi sono i musulmani. È ora il tempo di fare qualcosa, non quando sarà troppo tardi».
Indignazione per il tweet - Il giornalista Kurt Pelda ha scritto: «Nora Illi paragona il divieto di dissimulazione del volto in Austria con lo sterminio degli ebrei. È sposata con un uomo condannato per discriminazione razziale antisemita. È sufficiente?».
L’IZRS, nel frattempo, ha condiviso il tweet.