A dirlo è Saïda Keller-Messahli, fondatrice e presidente del Forum per un Islam progressista
BERNA - Per Saïda Keller-Messahli, fondatrice e presidente del Forum per un Islam progressista, la Svizzera fa troppo poco contro gli imam radicali. A suo avviso, riportano oggi i domenicali "NZZ am Sonntag" e "SonntagsBlick", il caso delle prediche estremiste del religioso di Bienne, salito alla ribalta della cronaca nazionale perché da anni a beneficio dell'assistenza sociale, non rappresenta un caso isolato.
I discorsi propagati da questi imam inoculano negli astanti il sentimento di essere vittima di aggressioni e intolleranza. Insomma, ha detto Keller-Messhali, «preparano il terreno per atti di violenza». Nei casi peggiori, come conseguenza alcuni fanatici partono per al Jihad.
Stando alla presidente del Forum per un Islam progressista, la maggior parte delle moschee in Svizzera propaga una visione conservatrice dell'Islam. La maggior parte degli imam ha simpatie per interpretazioni fondamentaliste del Corano, come i Salafismo. A detta di Keller-Messhali, la maggior parte dei musulmani che vivono in Svizzera non si identifica con queste persone. A causa di questi imam, la fiducia degli Svizzeri nei confronti dei musulmani moderati tende a scemare.
Per porre un freno alla diffusione di idee radicali, Keller-Messhali chiede alle autorità di intervenire con mano ferma. Tutte le moschee e i predicatori vanno sorvegliati. Gli imam devono essere iscritti in un registro pubblico e devono ottenere un'autorizzazione ufficiale per lavorare. Anche la loro formazione deve essere riconosciuta dallo Stato ed essere indipendente dall'estero.
Per quanto attiene all'imam di Bienne, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) ha respinto le illazioni pubblicate oggi dal "SonntagsBlick" secondo cui sarebbe rimasto a guardare le attività di questa persone senza fare nulla. All'ats, un portavoce del SIC ha detto che dal 2005 l'uomo è stato più volte oggetto di indagini da parte degli stessi servizi segreti come anche di altre autorità.
Oltre a ciò ha precisato che in mancanza di una relazione con atti violenti, il SIC ha le mani legate; non può insomma osservare luoghi di culto e imam. Dalla fine del 2016, in ogni caso, contro l'imam di Bienne è in corso un'inchiesta per incitazione alla violenza.