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BERNAPensione a 65 anni per le guardie di confine

29.06.17 - 11:09
Il Consiglio federale ha incaricato i dipartimenti interessati di chiarire le condizioni. Per transfair «si è oltrepassato il limite»
TiPress
Pensione a 65 anni per le guardie di confine
Il Consiglio federale ha incaricato i dipartimenti interessati di chiarire le condizioni. Per transfair «si è oltrepassato il limite»

BERNA - È necessario innalzare a 65 anni il pensionamento delle guardie di confine e di tutta una serie di categorie di collaboratori dell'Amministrazione federale.

Nella sua seduta di ieri il Consiglio federale ha incaricato i dipartimenti interessati di chiarire, entro la metà del 2018, a quali condizioni ed entro quando potranno entrare in vigore le nuove disposizioni

La modifica - indica una nota odierna dell'esecutivo - concerne tutti i dipendenti che sottostanno all'ordinanza del 20 febbraio 2013 sul pensionamento in particolari categorie di personale.

Oltre alle guardie di confine, riguarda gli impiegati del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) soggetti all'obbligo di trasferimento (diplomatici), quelli della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e determinate funzioni in seno all'esercito.

Attualmente questi collaboratori dell'Amministrazione federale vanno in pensione anticipatamente (dai 60 anni) per ragioni di salute, sicurezza o mediche, ricorda il governo in una nota. Per gli impiegati già in servizio verranno applicate disposizioni transitorie ancora da elaborare, conclude l'esecutivo, assicurando di voler prestare particolare attenzione ai dipendenti che si trovano nelle classi di stipendio basse.

«Oltrepassato il limite» - Per le associazioni del personale della Confederazione (transfair, Garanto, swissPersona, APC, ssp) si tratta di una misura del tutto inaccettabile.

Già nel 2013 le persone appartenenti alle particolari categorie di personale dell’Amministrazione federale (militari di carriera, corpo delle guardie di confine e personale trasferibile del DFAE) hanno dovuto vedersi innalzare l’età pensionabile da 58 a 60 anni. Adesso il Consiglio federale ha deciso nel principio di portare a 65 anni l'età di pensionamento. Conseguenze: un calo dell’affidabilità dell’Amministrazione federale in veste di datore di lavoro e il rischio di una perdita di fiducia e fedeltà da parte dei gruppi professionali interessati.

Chi in seno all’Amministrazione federale appartiene alle particolari categorie di personale è obbligato a svolgere servizi notturni, domenicali e di picchetto ed è sottoposto all’obbligo di trasferimento. Finora questi oneri sono stati compensati offrendo la possibilità di andare in pensione anticipata. Il termine transitorio per il primo innalzamento dell’età pensionabile a 60 anni è ben lungo dall’essere raggiunto e il Consiglio federale sta già rincarando la dose. Le associazioni del personale non possono comprendere in nessun modo questo inutile provvedimento. Il Consiglio federale ha oltrepassato il limite e il personale interessato sta valutando la possibilità di adottare misure.

Dopo aver compiuto il 60° anno d’età, il personale militare e le guardie di confine non possono più essere impiegati in prima linea. Gli anni di servizio prestati con orari di lavoro irregolari, turni notturni e svolti durante il fine settimana hanno lasciato i loro segni, sia a livello fisico (problemi alla schiena, disturbi alle articolazioni ecc.) che psichico (disturbi del sonno ecc.). Di conseguenza non possono più continuare a svolgere la loro funzione dopo i 60 anni.

Per il personale interessato di questi due gruppi professionali devono pertanto essere creati all’incirca 600 nuovi posti di lavoro. Inoltre, per entrambe le categorie vanno istituite nuove carriere professionali e modelli di formazione appropriati. E per gli ufficiali e sottufficiali di carriera potrebbe occorrere di conseguenza rinunciare allo statuto, che in altre parole significherebbe l’introduzione di un modello di tempo di lavoro e allo stesso tempo un incremento dell’effettivo di 400 unità di personale.

Tutto questo, tenendo conto che il Consiglio federale non è in grado di presentare una precisa analisi sulle conseguenze finanziarie che deriverebbero dalla riforma dell’ordinanza concernente il pensionamento in particolari categorie di personale (OPPCPers).

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