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SVIZZERA«Nessun problema di visti per l'ex ministro del Gambia»

27.04.17 - 14:20
Il Consiglio federale ha risposto a un'interpellanza del consigliere nazionale Thomas Aeschi. Sonko si trova attualmente in detenzione preventiva per il sospetto di crimini contro l'umanità
Foto d'archivio
«Nessun problema di visti per l'ex ministro del Gambia»
Il Consiglio federale ha risposto a un'interpellanza del consigliere nazionale Thomas Aeschi. Sonko si trova attualmente in detenzione preventiva per il sospetto di crimini contro l'umanità

BERNA - Il Consiglio federale non rileva alcun problema in merito ai visti rilasciati a Ousman Sonko: è quanto si legge in una risposta odierna a un'interpellanza del consigliere nazionale Thomas Aeschi (UDC/ZG). L'ex ministro dell'interno del Gambia, che ha chiesto asilo in Svizzera, si trova attualmente in detenzione preventiva per il sospetto di crimini contro l'umanità.

Il governo sottolinea che dal 2007 in poi, durante il suo mandato come ministro dell'interno, Ousman Sonko ha partecipato a varie conferenze internazionali a Ginevra, in particolare conferenze organizzate dall'ONU. Per questi viaggi sono stati rilasciati diversi visti.

L'ultimo visto - un documento d'ingresso multiplo - risale al 29 settembre 2015, rilasciato dall'ambasciatore svizzero a Dakar e valido dal 3 ottobre 2015 al 2 ottobre 2016. Il Consiglio federale precisa che «la Svizzera ha rilasciato visti a Ousman Sonko esclusivamente nel quadro della sua funzione di ministro dell'interno, in quanto rappresentante del suo Paese, per viaggi effettuati in occasione di conferenze internazionali o di incontri bilaterali con rappresentati dell'Amministrazione federale svizzera».

Secondo l'esecutivo, è normale che ai membri di un governo siano concessi visti per viaggi ufficiali, a meno che nei loro confronti siano state emanate sanzioni. Non era il caso, allora, di Sonko.

La Svizzera, in quanto Stato ospite e «per consentire il buon funzionamento della Ginevra internazionale», assicura «l'indipendenza e la libertà di azione delle organizzazioni internazionali». Spetta tuttavia a queste ultime «decidere chi intendono invitare alle loro conferenze e ad altri eventi».

Per quanto riguarda la richiesta di asilo di Sonko, il Consiglio federale precisa che la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) era al corrente del profilo dell'ex ministro del Gambia fin dall'avvio della procedura e ha preso le necessarie misure in merito. Non è stato concesso a Sonko alcuno statuto speciale e non gli è stato riservato alcun trattamento privilegiato.

Inoltre, sottolinea il governo, la procedura di rilascio di un visto d'ingresso multiplo è disciplinata dal codice dei visti Schengen. Il visto per Sonko è stato emesso su questa base. Dato che l'ex ministro aveva più volte utilizzato in modo corretto vari visti Schengen per le attività connesse alla sua funzione non è stato necessario un colloquio personale.

L'arresto di Sonko, lo scorso 26 gennaio, è avvenuto a seguito di una denuncia penale presentata dalla ong con sede a Ginevra Trial International. Quattro giorni più tardi la Procura bernese aveva fatto sapere che il giudice dei provvedimenti coercitivi regionale aveva accolto la richiesta di carcerazione preventiva per un periodo di tre mesi, prolungabili se necessario.

La presenza in Svizzera di Sonko da novembre era stata rivelata dalla trasmissione "Rundschau" della SRF lo scorso 25 gennaio e la notizia non aveva mancato di suscitare critiche a Berna per il suo mancato intervento.

Bastavano infatti pochi minuti di ricerca con Google per rendersi conto delle pesanti accuse pendenti contro l'uomo che era stato dal 2006 al 2016 ministro dell'interno del Gambia, prima di essere destituito lo scorso settembre dall'allora presidente Yahya Jammeh: Sonko avrebbe ordinato numerosi omicidi, esecuzioni e torture di oppositori politici. Secondo specialisti del diritto d'asilo citati dai media, Sonko avrebbe dovuto essere arrestato sin dal suo arrivo in Svizzera.

 

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