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SVIZZERA«Lui non voleva figli, così ho ordinato lo sperma online»

09.02.17 - 16:10
Sempre più donne in Svizzera si affidano alle banche del seme online per avere figli. Tre hanno deciso di raccontare la propria esperienza
«Lui non voleva figli, così ho ordinato lo sperma online»
Sempre più donne in Svizzera si affidano alle banche del seme online per avere figli. Tre hanno deciso di raccontare la propria esperienza

ZURIGO - Il  numero di persone in Svizzera che decidono di acquistare sperma online dall’estero, attraverso le banche del seme, è in costante crescita. Tre lettrici di 20 Minuten, che hanno scelto questo percorso per far avverare il proprio sogno di maternità, hanno voluto condividere la propria storia.

«Ho investito un sacco di soldi» - Sonja, B* (41 anni) - «È sempre stato un sogno quello di creare una famiglia con qualcuno che amo. Ma all’inizio credevo di essere troppo giovane, poi mi sono ritrovata con un partner che non voleva figli. E quando finalmente pensavo di aver trovato quello giusto, non ha funzionato per altri motivi.

Arrivata a quasi 40 anni, single, con un ruolo di responsabilità nel mio lavoro, ho deciso di avere un figlio. Inizialmente l’intenzione era di trovare un partner. Ma avevo poco tempo, e l’obiettivo era unicamente rivolto a cercare di avere un bambino. Il partner avrebbe avuto un ruolo secondario, e non sarebbe stato corretto.

È stata una decisione difficile quella di tentare la fecondazione affidandomi ad un donatore. Mi sono battuta con me stessa per oltre un anno. La cosa che più mi preoccupava era la reazione che avrebbe potuto avere mio figlio. Per questo non ho voluto un donatore anonimo. Volevo che mio figlio avesse la possibilità un giorno di conoscere il proprio padre biologico.

Nel frattempo ho investito un sacco di soldi in questa gravidanza. Ho congelato i miei ovociti. Mi sono sottoposta a sette diversi trattamenti: tre inseminazioni e quattro fertilizzazioni in vitro. Una volta sono rimasta incinta, ma purtroppo ho perduto il bambino. Ma non mi arrendo. Sono sicura che funzionerà, e sono pronta a continuare a tentare. Mangio in modo corretto, prendo vitamine e integratori e faccio sport regolarmente.

In realtà, mi piacerebbe avere due bambini. Ovviamente dallo stesso donatore. I due dovrebbero avere lo stesso padre. Questo per me è molto importante. Inoltre sono fiduciosa sul fatto che a breve tornerò in una relazione. E sarebbe il massimo per me se il mio nuovo partner volesse adottare e crescere con me i bambini. Dato che non avrebbero un padre, sarebbe relativamente semplice».

«Sono rimasta subito incinta» - Vera S.* (36 anni) - «Ho avuto una lunga storia e desideravo avere un bambino. La relazione però andò in frantumi. Avevo 30 anni a quel tempo, e non me la sentivo in quel momento di cercare un nuovo partner. Però volevo un figlio. La mia situazione finanziaria era ottima. Così ho deciso di informarmi e di acquistare dello sperma online da una banca del seme situata all’estero.

Ho deciso di fare tutto da sola. Ho ordinato lo sperma per averlo a disposizione durante il mio periodo di ovulazione. Il materiale e la spedizione mi sono costati circa 1200 franchi. Confrontato ai costi per i trattamenti in clinica è molto conveniente. Però le possibilità di riuscita sono inferiori.

Il materiale viene consegnato in un contenitore a 190° sotto zero. L’autofertilizzazione è molto semplice. È sufficiente scongelare lo sperma e introdurlo. Dopodiché è necessario restare sdraiate per una quindicina di minuti ed è fatta.

Io sono stata fortunata. Ha funzionato al primo colpo e sono rimasta incinta. Mio figlio ora ha quasi due anni, e lo considero la migliore decisione che abbia preso nella mia vita. Sono molto felice. Inoltre ho sempre potuto contare sul supporto dei miei genitori. Ho spiegato subito quali erano i miei piani, e loro mi hanno supportata al 100%.

Mi piacerebbe avere altri figli, in tutto almeno 2 o 3. Ho tentato una seconda volta e anche in quel caso sono rimasta incinta. Purtroppo però ho perso il bambino. Ma proverò ancora a breve. Spero che funzionerà.

Anche per i miei futuri figli ho riservato il materiale dallo stesso donatore. Ho un dossier approfondito su di lui, completo di fotografie, interviste e numerosi dettagli. Inoltre, sono in contatto con un’altra donna che ha avuto un figlio ricorrendo allo stesso donatore. È fantastico vedere quanto si assomigliano.

Quando mio figlio farà domande a proposito di suo padre, sarò pronta. Voglio che sappia chi è suo padre e che conosca i motivi di questa mia decisione.»

«Ho scelto basandomi sul nome che più mi piaceva» - Sienna (40 anni) - «Per un bel po’ ho cercato di avere un figlio normalmente. Ho sempre avuto relazioni lunghe, ma per qualche motivo non ha mai funzionato. Arrivando verso i 40 anni il mio desiderio di un figlio era fortissimo. Mi trovavo in una relazione con un uomo che non riusciva a decidersi. Ricorrere alla banca del seme è stata per me una via per togliere pressione al nostro rapporto. Ora però sono single. Ho tentato due volte un trattamento in Danimarca.

La prima volta ho scelto basandomi sul nome che più mi piaceva. È stato un po’ come fare shopping, ed è molto strano. Puoi selezionare colore dei capelli, degli occhi e il livello di educazione. Puoi selezionare anche il gruppo sanguigno. Alla fine è una questione di sensazioni. Foto non ce ne sono, solo caratteristiche fisiche, titoli di studio e professione del donatore. E così si decide. E poi il materiale viene recapitato a casa o direttamente alla clinica.

Sfortunatamente, non ha funzionato in entrambe le occasioni. È molto dura, soprattutto perché non hai nessuno con cui condividere la sofferenza. Avrei voluto diventare madre prima. È un problema della nostra struttura sociale. Oggi è difficile fare carriera e avere un figlio contemporaneamente.

Le nostre leggi consentono di ricorrere ad un donatore di sperma solo in determinate circostanze. E non credo sia giusto. Avevo pianificato tutto, anche finanziariamente, per potermi occupare al meglio del mio bambino, anche se avrei preferito averlo con un compagno. Ma per colpa della legge ho dovuto recarmi all’estero, dove hanno una mentalità più aperta, per tentare di esaudire il mio desiderio. Non lo capisco. Il mio non era un desiderio egoista, ma il bisogno di essere presente per qualcuno, di poter trasmettere una parte di me.»

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