Cerca e trova immobili

BERNA Ha ragione il SEV: "Sulle rotaie svizzere devono esser pagati salari svizzeri"

21.12.15 - 09:55
Ha ragione il SEV: "Sulle rotaie svizzere devono esser pagati salari svizzeri"

BERNA - Il tribunale amministrativo federale ha sentenziato che ai macchinisti con luogo di lavoro in Svizzera devono essere versati salari abituali per la Svizzera. La sentenza costituisce un riferimento per la questione della definizione dei salari svizzeri nei confronti dell’Unione europea. Essa dà ragione al SEV e torto all’Ufficio federale dei trasporti che aveva riconosciuto all’impresa ferroviaria Crossrail la facoltà di tener conto di salari esteri nella definizione degli stipendi del settore.

Il successo ottenuto dal sindacato del personale trasporti è chiaro: esso obbliga l’Ufficio federale dei trasporti
a ridefinire i salari usuali del settore per i macchinisti del traffico merci, stabilendo nel contempo che la valutazione della base legale secondo l’articolo 8d cpv. 1 lettera d della legge sulle ferrovie deve riferirsi alle condizioni vigenti in Svizzera.

Il tribunale aggiunge pure di non poter dar seguito al parere dell’istanza inferiore, secondo il quale le condizioni di lavoro debbano essere definite in base a quelle offerte dalle aziende svizzere ed estere attive nel trasporto merci transfrontaliero. Ne deriva che, secondo il tribunale amministrativo federale,  la valutazione se Crossrail rispetta le condizioni di lavoro del settore deve essere basata unicamente sulle condizioni vigenti presso le ferrovie svizzere.

Per il presidente del SEV, Giorgio Tuti, questa sentenza è un successo per il personale delle ferrovie: “da quando
si discute di liberalizzazione del traffico ferroviario, il nostro principio è sempre stato „su rotaie svizzere, salari svizzeri“, che ha trovato piena conferma da parte del tribunale amministrativo federale“. In un contesto politico più ampio, per Tuti questa sentenza dà indicazioni chiare anche per la definizione delle misure accompagnatrici agli accordi con l’Unione europea. Questa interpretazione trova del resto conferma anche nelle spiegazioni dello stesso Tribunale: «Si tratta di una sentenza che consolida il diritto della Svizzera di perseguire una propria politica salariale. Ciò non va a beneficio solo del personale delle ferrovie, ma anche di numerose lavoratrici e lavoratori del nostro paese“.

Dalla primavera 2014, il SEV conduce una lotta continua contro i salari da dumping che Crossrail intende versare ai propri macchinisti a Briga e che, con i loro 3600 franchi mensili, risultano di circa 2000 franchi inferiori a quelli versati da altre imprese ferroviarie del trasporto merci, come FFS Cargo, FFS Cargo International e BLS Cargo.

Il SEV ha sempre sostenuto che questi salari fossero in contrasto con l’articolo 8d della legge sulle ferrovie,
che prescrive il rispetto delle condizioni di lavoro abituali del settore per accedere alla rete.

Il SEV ha quindi sporto denuncia presso l’Ufficio federale dei trasporti (UFT), chiedendo che a Crossrail venisse
ritirata l’autorizzazione di accesso alla rete, qualora non si conformasse ai salari abituali del settore. L’UFT ha preso la questione molto alla larga, commissionando una perizia che giungeva alla singolare conclusione che, per definire i salari abituali del settore del trasporto merci transfrontaliero, dovessero essere considerati anche i salari esteri, sensibilmente inferiori.

Il SEV si è quindi appellato al Tribunale amministrativo federale, confortato dagli argomenti raccolti dai due
avvocati di Zurigo Marco Donatsch e Stefan Schürer, che avevano documentato come il dibattito sulla legge federale sulle ferrovie avesse espresso la chiara volontà di tutelare i salari svizzeri.

Argomenti ripresi in pieno dal Tribunale amministrativo federale che ha rimandato la questione all’Ufficio federale
dei trasporti con un incarico chiaro: se può essere ammesso che il trasporto merci interno e quello transfrontaliero vengano considerati come settori separati, le condizioni di lavoro abituali devono in entrambi i casi essere stabilite sulla base dei salari versati in Svizzera.

«Adesso è chiaro che l’UFT deve rifarsi ai contratti collettivi di lavoro vigenti, definendo i salari abituali
del settore sulla base di questi“, precisa Barbara Spalinger, vicepresidente SEV, responsabile del servizio giuridico. Una prassi che l’UFT aveva del resto già seguito quando si era trattato di definire le condizioni abituali per gli autisti di bus.

La sentenza del Tribunale amministrativo federale è un successo per tutto il SEV che, al proprio congresso della
scorsa primavera, quando il direttore dell’UFT Peter Füglistaler era intervenuto su questo argomento, aveva inscenato un’azione di protesta di tutti i delegati, che avevano dimostrativamente indossato una mantellina per simboleggiare la necessità di proteggere i salari del nostro paese. 

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE