La sinistra, che vuole legare il proprio consenso all'intesa con gli Stati Uniti alla soluzione del problema dei bonus, non è riuscita a convincere i "senatori". La sua proposta è stata respinta con 8 voti contro 3.
Le questioni sollevate sono prima di tutto state di natura giuridica. Con 8 voti contro 5, la commissione ha seguito il Consiglio federale e auspica che l'accordo non sia sottoposto a referendum facoltativo, ha precisato in serata alla stampa il suo presidente Eugen David (PPD/SG). Con 8 voti a 5, ha anche accolto l'effetto retroattivo.
La commissione degli esteri non si è invece occupata del decreto di pianificazione del Consiglio federale, inteso a regolare i problemi di tassazione dei bonus e delle imprese troppo grandi per fallire ("too big to fail"). Questo dossier è infatti di competenza della commissione dell'economia e dei tributi. Il Consiglio degli Stati affronterà questi temi giovedì, 3 giugno.