La difesa non mette in dubbio che la causa del decesso di Damiano Tamagni sia dovuta alla rottura di un'arteria del cervello, ma sottolinea però che la ferita fatale può essere avvenuta in qualsiasi momento della colluttazione, quando la vittima era ancora in piedi e non esclusivamente quando, ormai a terra, veniva presa acalci. La caduta al suolo di Damiano può anche essere stata provocata da un arresto cardiaco dopo la rottura dell'arteria cerebrale. E i calci inferti al capo della vittima non sono quindi stati per forza mortali. L'avvocatessa Perucchi ha inoltre avanzato una scemata responsabilità del suo cliente, un 22enne croato, perché era sotto l'effetto di alcolici e marijuana.
La settimana scorsa la procuratrice pubblica Rosa Item ha chiesto per i due principali imputati dieci anni e dieci anni emezzo di reclusione. Per il pubblico ministero i due hanno massacrato di botte la vittima senza alcun motivo.