BERNA - La Svizzera deve proseguire le riforme dell'assicurazione invalidità (AI). L'OCSE ritiene che vi sia "molto da fare", nonostante gli sforzi già compiuti. Le incitazioni al lavoro per le persone invalide sono insufficienti.
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato oggi un rapporto che analizza la situazione in materia di assicurazione invalidità (AI) in Svizzera, Norvegia e Polonia. Ben presto saranno presi in considerazione anche altri paesi, dato che è "urgente affrontare il fenomeno di medicalizzazione dei problemi del mercato del lavoro".
Il problema principale constatato nei tre paesi - sottolinea l'OCSE - consiste nel fatto che si compiono troppo pochi sforzi per evitare i trasferimenti del mercato del lavoro verso i regimi di prestazioni AI e per ricondurre i beneficiari verso l'impiego.
"I risultati delle politiche messe in atto dalla Svizzera sono modesti", affermano gli esperti. L'afflusso delle entrate in invalidità hanno iniziato a diminuire due anni fa, dopo un lungo periodo di crescita costante. Tuttavia, questa diminuzione non basterà a provocare un calo del numero dei beneficiari di rendite AI.
Inoltre, se la Svizzera vuole aumentare le proprie riserve future di manodopera per far fronte all'invecchiamento della popolazione - osserva ancora l'OCSE - dovrà trovare i mezzi per trattenere sul mercato del lavoro le persone con problemi di salute. Un consistente numero di handicappati è senza lavoro. Con un tasso d'occupazione del 52%, la Svizzera è comunque ben piazzata rispetto ad altri paesi dell'OCSE.