Per ottenere qualcosa che non hai mai avuto devi fare qualcosa che non hai mai fatto.
Nello sport vince solo chi sa programmare, seminare e poi attendere.
LUGANO - “Bollito”. “Finito”. “Insegnante di un hockey che non funziona più”. Nei mesi, questi sono stati tra i commenti più “lusinghieri” rivolti a Chris McSorley.
“Il Lugano è la sua ultima grande occasione”, qualcuno ha raccontato poi negli ultimi frenetici giorni, nei quali il segreto - di pulcinella - del suo ingaggio aspettava solo di essere svelato.
La realtà è che più che per il 59enne coach, questo matrimonio in salsa ticinese è piuttosto l’ultima grande occasione per il Lugano. Per cosa? Per dimostrare di essere finalmente diventato un club snello, moderno e lungimirante. Di saper programmare, seminare e poi attendere. Perché è solo così, soprattutto nello sport, che si riescono a ottenere i risultati.
State impazzendo per il super Zugo di Dan Tangnes? Gongolavate davanti al miracolo-Davos di Arno Del Curto? Allora è forse giusto puntualizzare che, prima di arrivare a questo punto, con il titolo a un passo, alla Bossard Arena il norvegese ha masticato amaro per tre stagioni. Allora è anche corretto ricordare che, prima di cominciare a fare grandi i gialloblù, arricchendone la bacheca con sei portaombrelli, il maghetto grigionese è dovuto passare attraverso sei anni magri. E che dire dell’ultimo Ambrì, quello - quando non decimato dalle assenze - capace di essere competitivo nonostante un budget poco… competitivo? È perché Luca Cereda lo sta quotidianamente plasmando ormai dal 2017.
Certo, è giusto che gli allenatori non abbiano credito infinito; è tuttavia pure corretto che questi siano spinti e difesi indipendentemente dai risultati. Che il loro operato sia valutato e giudicato una stagione alla volta, non una partita alla volta. È questo, ovvero la parte più difficile del lavoro, che dovrà fare il Lugano. Se saprà sostenere - nella buona e nella cattiva sorte - lo spigolossimo professionista che si è messo in casa, allora potrà sfidare alla pari, a livello di qualità e testa, le rivali più forti della Lega.
La frase “Per ottenere qualcosa che non hai mai avuto devi fare qualcosa che non hai mai fatto” va molto di moda e si può adattare anche a chi lavora alla Cornèr Arena. Gli anni di mancati successi dovrebbero infatti aver insegnato ai bianconeri cosa davvero serve per salire di livello.
È davvero così? Non serve che attendere.