"Mollati" dagli attaccanti che hanno tirato la carretta per settimane, i bianconeri faticano a segnare. Tocca a Kapanen trovare una soluzione, anche magari rivedendo la sua filosofia
LUGANO - Cinque sconfitte una dietro l'altra - tre casalinghe - una difesa non imperforabile e un attacco dalle polveri bagnate. Basta questo perché a Lugano si cominci a parlare di crisi? Di sicuro i bianconeri non se la passano benissimo; hanno tuttavia le qualità, mentali prima di tutto, per risollevarsi prima che l'ondata li travolga.
Convincenti, anche sorprendenti, nella prima parte di stagione, i sottocenerini sono andati in avvitamento quando i loro attaccanti di punta hanno smesso di trovare con costanza la porta. Nel momento in cui i singoli hanno perso il ritmo, ecco che le pecche del gioco voluto da Kapanen sono venute inesorabilmente a galla. È successo pure sabato sera, contro un Langnau ordinato, compatto ma non certo irresistibile: il Lugano ha spinto, ci ha provato... ma è quasi sempre andato a schiantarsi sulla difesa guidata da Punnenovs. Incapaci di piazzare guizzi estemporanei, Chiesa e soci non hanno saputo indirizzare con comodità un match ampiamente alla loro portata. Continuando a provare, hanno anzi inevitabilmente finito con il concedere occasioni a un avversario che, senza fare complimenti, alla fine ha portato a casa l'intero bottino. Il Lugano, così come è stato pensato, dipende troppo dalla vena dei suoi sniper. Compito dell'allenatore è trovare soluzioni alternative, fino magari a ripensare quel 2+2 che rischia di trasformarsi in un boomerang.