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SWISS LEAGUE«Odiare le sconfitte per tirar fuori qualcosa in più. Ambrì? Sta ripagando i tifosi»

08.11.17 - 19:51
L'esperto Reto Kobach, ex biancoblù, è un tassello importante nella difesa del Winterthur di Michel Zeiter: «Non si tratta di fare i "nonni", ma dare l'esempio. Rockets? Come un trampolino di lancio»
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«Odiare le sconfitte per tirar fuori qualcosa in più. Ambrì? Sta ripagando i tifosi»
L'esperto Reto Kobach, ex biancoblù, è un tassello importante nella difesa del Winterthur di Michel Zeiter: «Non si tratta di fare i "nonni", ma dare l'esempio. Rockets? Come un trampolino di lancio»
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WINTERTHUR - In forza all’Ambrì per 10 stagioni (2002-2006, 2009-2015), Reto Kobach, difensore con alle spalle ben 757 presenze in LNA indossando anche le maglie di Zugo, Berna e Langnau, occupa attualmente un ruolo importante nello scacchiere di Michel Zeiter, head coach del Winterthur. Chiuso il capitolo Olten la scorsa primavera dopo due campionati, il 37enne si è calato con entusiasmo nella realtà zurighese, abbinando all'hockey un lavoro d’ufficio al 40%. «”L’è düra”, ma qui mi trovo benissimo e sono felice - esordisce con il sorriso Reto Kobach, autore fin qui di 3 reti e 2 assist in 17 match - Rispetto agli ultimi 20 anni della mia carriera il ritmo è un po’ cambiato, ci alleniamo nel tardo pomeriggio e quasi tutti i giocatori lavorano almeno al 40%. Nel mio caso, tra poco più di un mese, passerò al 60%».

Qual è l’obiettivo del Winterthur? «Il primo obiettivo è fare meglio dell’anno scorso, quando la squadra ha ottenuto 46 punti piazzandosi in nona posizione. Il secondo obiettivo sarebbero i playoff. Il campionato è tiratissimo, ora siamo a 2 punti dall’ottavo piazza, ma può cambiare tutto molto velocemente. Nella nostra testa c’è un posto tra le prime 8».

Il Winterthur, che nel 2014/15 ha centrato la promozione in B, è un club che permette di lavorare con calma e serenità. «Sicuramente, questa è una grossa differenza rispetto a Olten. Qui non c’è così tanta pressione da parte del comitato e dei tifosi. Nelle ultime settimane sono mancati un po’ i risultati, ma siamo lì. Certo, una cosa che tutti devono imparare, è quella di iniziare ad odiare le sconfitte. Mi spiego… non è un punto così negativo, ma sotto certi aspetti c’è ancora un atteggiamento che ricorda la Prima Lega. Si gioca per divertimento, se si perde fa niente. Può essere sia un bene che un male. Da una parte anche il giorno dopo una sconfitta si entra nello spogliatoio con il sorriso, dall’altra manca qualcosina. Ognuno potrebbe tirar fuori ancora qualcosa».

La rosa del Winterthur è molto giovane (età media di poco superiore ai 23 anni): Reto Kobach e Adrian Wichser, entrambi 37enni, sono i due “vecchietti” del gruppo. «Vero… (ride, ndr). Coach Zeiter mi ha dato moltissime responsabilità sia in boxplay che in powerplay. Tra i più esperti c’è anche lo slovacco Zagrapan, draftato in passato da Buffalo (13esima scelta assoluta nel 2005, ndr). Non si tratta di fare i “nonni”, ma noi 3 dobbiamo dare l’esempio sul ghiaccio e negli allenamenti».

Sempre a proposito di Swiss League, Kobach come vede i Rockets di Cadieux? I rivieraschi sono un po’ in difficoltà a livello di classifica, ma molti elementi stanno rinforzando (eccome) l’Ambrì di Cereda e pure il Lugano. «In questi casi è importante distanziare gli obiettivi a livello di risultati di squadra e quelli di crescita dei singoli. Ora stanno un po’ indietro in quanto a punti, ma hanno cambiato allenatore e tanti giocatori: anche lo scorso anno all’inizio facevano fatica, ma sono convinto che faranno ancora il loro percorso di crescita. In più non è mai semplice giocarci contro. Bisogna guardare quanti ragazzi hanno già fatto il salto dalla LNB alla A: è un processo. Trisconi, Stucki, Riva, Pinana, eccetera… e poi è davvero bello vedere che durante la stagione vengono chiamati elementi come Goi e Mazzolini e dimostrano di essere all’altezza. Questo è il primo obiettivo di un progetto che reputo ottimo e che sta dando i suoi frutti. È come un trampolino di lancio per i ragazzi. Magari la squadra in B fa un po’ più fatica, ma in realtà è un successo per il progetto. Quest’anno, da inizio stagione, altri 2-3 giocatori sono andati ad Ambrì: con il cambio di allenatore e ds per questi ragazzi c’è la possibilità concreta di farsi vedere».

E a proposito di Ambrì… con l’inizio del nuovo corso, al di là delle parole, c’è stato un cambiamento concreto. «Da quel che sento e vedo la squadra sta ripagando i tifosi. C’è il fuoco sacro. Il gruppo lotta e mette il cuore in pista, se la gioca in ogni partita e questo è apprezzato: è quello che mancava negli ultimi anni. I fan vogliono vedere l’entusiasmo sul ghiaccio e quest’anno c’è: la squadra dà l’anima».

Cereda è un valore aggiunto. «Sicuramente. È un coach che chiede tantissimo. Chiede energia e pattinaggio. Quando ero ancora ad Ambrì, per recuperare da un infortunio, ogni tanto mi allenavo con gli juniori di Cereda… personalmente ero impressionato dalla velocità di quei ragazzi e dall’entusiasmo che Luca metteva in ogni allenamento. Lo si è visto l’anno scorso ai Rockets e lo si vede anche quest’anno ad Ambrì», conclude Reto Kobach.

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