Impalpabile alla Valascia, famelico contro i Tori: l’ultima settimana dei bianconeri ha fotografato appieno l’intera stagione disputata fin qui
LUGANO - La settimana bianconera andata in archivio ricorda tanto (e verrebbe da dire purtroppo) l’intera stagione 2016/17 che il Lugano sta costruendo fin qui. Brutto, bruttissimo sabato nel derby, il gruppo guidato da Ireland si è risvegliato di colpo domenica quando, al cospetto del quotatissimo e temibilissimo Zugo, ha messo assieme due dei migliori tempi giocati negli ultimi sei mesi.
“Un Lugano da psicoanalisi”, “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” sono stati alcuni dei titoli con i quali abbiamo provato a spiegare il rendimento incostante dei bianconeri su tutto l’arco della stagione; una squadra da psicoanalisi che - ancora una volta in questo weekend - rischia di far ammattire i suoi stessi tifosi. Tristi, arrabbiati e delusi al termine del derby disputato e perso meritatamente alla Valascia, felici e positivamente sorpresi dalle qualità dei propri beniamini meno di 20 ore più tardi dopo la bella vittoria ottenuta contro i Tori.
Per carità, è vero che i sottocenerini per non farsi mancare nulla, nel terzo periodo giocato alla Resega, hanno commesso errori veniali (troppi) che hanno riportato in corsa Martschini e compagni, ma è anche vero che per 50’ i supporters bianconeri hanno ammirato una squadra scesa sul ghiaccio con la giusta fame e pronta a sacrificarsi.
Ireland ha il complicato compito di ridare un equilibrio anche mentale al suo gruppo, di riunire sotto un solo obiettivo diverse teste che a volte ragionano per conto proprio e che non sempre vanno d’accordo: Shedden e Curcio, dopo esserci riusciti alla grande lo scorso anno, hanno pagato a caro prezzo proprio l’aver fallito sotto questo punto di vista. Certo, a pagare sono stati loro due, ma sicuri che le colpe non risiedono da altre parti?
Sarà un caso, ma nel tragitto da Ambrì a Lugano al neo head coach sono bastate poche mosse per presentare sul ghiaccio una squadra trasformata: riportare Bürgler in linea con Klasen, schierare Brunner con un centro fisico e gagliardo come Lapierre e con un’ala imprevedibile come Fazzini, affiancare Hofmann nuovamente a Bertaggia e avere il coraggio di lasciare in tribuna Martensson dando fiducia a Zackrisson. Fiducia, tra l’altro, ripagata con una buona prestazione. Non ce ne voglia il buon Tony, ma il numero 9 “ammirato” alla Valascia non può assolutamente dare una mano a questo Lugano: troppo lento, troppo svogliato, troppo falloso e assolutamente fuori dal gioco.
Ormai la corsa ai playoff si è ridotta a una sfida diretta tra Lugano e Langnau; una corsa lunga quattro partite per i bianconeri che possono contare su sei punti di vantaggio sui Tigers che dovranno disputare cinque match. Lo scontro diretto sorride a Chiesa e compagni, mentre i ragazzi di Ehlers dovranno anche affrontare un calendario terribile: Friborgo in trasferta, Berna in casa, Zurigo all’Hallenstadion, Zugo alla Ilfis e Davos in terra grigionese potrebbero davvero tarpare le ali ai tigrotti.