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LNAHolden cagnaccio solo per show: «Prendo insulti? Va bene lo stesso»

25.12.16 - 21:03
Sorpreso dal suo Zugo, attento al Lugano e diviso tra cittadinanza (da ottenere) e Spengler (che ha evitato), Il canadese ha gettato la maschera: «Sono così per “intrattenimento”»
Holden cagnaccio solo per show: «Prendo insulti? Va bene lo stesso»
Sorpreso dal suo Zugo, attento al Lugano e diviso tra cittadinanza (da ottenere) e Spengler (che ha evitato), Il canadese ha gettato la maschera: «Sono così per “intrattenimento”»
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ZUGO – Per qualcuno è solo un “criminale”, uno che gioca sporco, un avversario dal quale stare alla larga. Per altri invece è un idolo, un esempio, un compagno strepitoso. Dove sta la verità? Cosa è veramente Josh Holden?

Noi, che lo conosciamo solo per quello che fa sul ghiaccio, possiamo provare a giudicarlo solo in base ai numeri. Quelli delle partite giocate (510 in regular season di LNA, di cui 130 tra Friborgo e Langnau e il resto a Zugo), dei punti totalizzati (512) e dei minuti di penalità collezionati (809). Potremmo andare avanti per molto ma questi dati bastano, forse, per raccontare di un giocatore prolifico e duro, cattivo ma anche preziosissimo...

«Mi do da fare – ha ammesso sorridendo proprio il 38enne centro canadese – diciamo che sul ghiaccio non mi risparmio».

Se giochi alla Valascia o alla Resega, giusto per citare le piste ticinesi, raccogli di sicuro parecchi insulti. Per i tuoi tifosi invece...
«Sì ma l'hockey, lo sport, in fondo è anche questo: intrattenimento. In pista facciamo un po' di show. Per quanto riguarda le attenzioni dei fan, prendo quel che c'è. Se sono complimenti sono felice, se sono insulti... va bene lo stesso».

Va bene lo spettacolo, a Zugo però state andando oltre. Immaginavi poteste ottenere risultati del genere?
«No, davvero. Sapevamo di avere grandi qualità; dire che ci aspettavamo una classifica tanto positiva però sarebbe una bugia».

Voi sportivi siete superscaramantici. Sei pronto ad ammettere che, in barba a fortuna e sfortuna, quest'anno la LNA sarà un affare a tre tra voi, Zurigo e Berna?
«Nemmeno per sogno. In una stagione tanto lunga, e soprattutto in Svizzera, non si può mai abbassare la guardia. Non si può mai dare un avversario per morto. Fino a metà aprile, fino all'ultimo minuto dell'ultimo match, davvero tutto può accadere. Ci sono squadre come il Davos, il Lugano o il Ginevra che in questo momento sono in grande difficoltà. Ora della primavera però... Tutte hanno la voglia e la possibilità di completare un grande finale di regular season e, così, di risalire».

È l'esperienza che parla?
«Con questo volete dire che sono vecchio? È l'età che ti senti la sola che conta. E io credo di avere ancora diciotto anni».

Quindi guai a pensare al post carriera?
«Mettiamola così: al termine della passata stagione non sapevo che fare. Avevo un anno di contratto e mi sono detto: “vediamo come va, poi decidiamo”. E sapete che è successo?».

Che ti diverti ancora?
«Anche. Mi sento in forma, mi sento bene, mi sento veloce. Ottenute queste risposte... mi è tornata la voglia di allungare un po' la mia avventura. Poi rifarò lo stesso discorso tra qualche mese, Quando capirò di essere lento e impacciato allora saluterò tutti».

Hai quindi un contratto già pronto da firmare? Per lo Zugo sarebbe un affare: il prossimo anno dovresti ottenere la cittadinanza svizzera...
«A me piacerebbe rimanere, ma non so se il club la pensa allo stesso modo. Per quanto riguarda la cittadinanza... è un po' complicato. Posso avviare le pratiche per ottenerla dal prossimo luglio. Perché questo accada si devono però verificare due fattori: devo avere un contratto di lavoro valido e... devo averlo a Zugo. Se infatti, per esempio, volessi giocare a Lugano, dovrei cambiare residenza e sarei costretto a rimandare la domanda. Quindi... sono in mano alla mia società».

Guardiamo a un futuro un po' più vicino: lunedì comincia la Coppa Spengler. Tu ne hai giocate quattro (e vinta una), perché stavolta non indosserai la maglia del Team Canada?
«Perché riposare, mangiare bene, ricaricare le pile è, per me, indispensabile. E poi, dopo tanto, ho davvero voglia di trascorrere un po' di tempo, solo qualche giorno, con la mia famiglia e i miei amici. Così, quando è arrivata la chiamata, ho ringraziato gli organizzatori e ho declinato l'invito».

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