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SERIE A«Mi è dispiaciuto che tante volte, quando si perdeva, tornavo a essere l'albanese...»

19.10.18 - 14:03
Capitan Valon Behrami si è raccontato alla vigilia di Udinese-Napoli: «Petkovic? Non è stata una scelta sua, altrimenti significherebbe che non capirei le persone»
Keystone
«Mi è dispiaciuto che tante volte, quando si perdeva, tornavo a essere l'albanese...»
Capitan Valon Behrami si è raccontato alla vigilia di Udinese-Napoli: «Petkovic? Non è stata una scelta sua, altrimenti significherebbe che non capirei le persone»
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UDINE (Italia) - Domani sera - sabato 20 ottobre (ore 20.30) - avrà luogo Udinese-Napoli, una sfida - quella della nona giornata di Serie A - che avrà un sapore particolare per Valon Behrami. Il capitano dell'Udinese - due stagioni a Napoli (2012/2014) e una Coppa Italia vinta - si appresta infatti ad affrontare la sua ex squadra.

Parlando a "Dazn" il centrocampista ticinese si è raccontato... «Indossare la fascia di capitano in una squadra di serie A è un ruolo importante: se dovessi mostrarmi negativo so che mi porterei metà della squadra, forse anche di più. Quando ero alla Lazio c'era Di Canio, un trascinatore anche fuori dal campo e aveva un esercito di tifosi che lo seguivano. Quello che forse mi ha dato di più nella mia carriera è stato Paolo Cannavaro a Napoli: una persona che mi ha disciplinato sia in campo - per i momenti di troppo agonismo che avevo in allenamento - sia nella vita privata, per imparare a vivere una città complicata come Napoli».

Behrami ha sulla gamba destra un tatuaggio che racconta tanto delle sue origini: «Sono nato a Mitrovica che è un luogo molto particolare. Siamo divisi da un ponte, da una parte ci sono i serbi e dall’altra i kosovari. Sono nato lì, penso sempre a tutto quello che hanno dovuto sopportare i miei parenti. Le vere cicatrici le hanno loro: noi ci facciamo male, ma ci rimettiamo in piedi e in qualche modo riusciamo a giocare. Quando torno a trovarli vedo comunque nei loro occhi che hanno vissuto qualcosa che non si può cancellare. Se da bambino o da adolescente devi scappare sulle montagne durante la notte, o senti una granata che parte e non sai dove cade, è inevitabile che la tua vita venga cambiata. E’ questo quello che loro hanno vissuto e che mi fanno vivere ogni volta che torno là, ti fanno tornare alla vita reale».

Come hai vissuto il trasferimento con la famiglia in Svizzera? «Quando siamo andati in Svizzera l’inizio è stato difficile. Non sapevamo la lingua, ma in seguito ci siamo integrati ed è diventata la nostra quotidianità. La loro cultura è diventata la mia cultura».

Behrami con la Nazionale elvetica ha vissuto momenti buoni ed altri meno entusiasmanti: «Mi è dispiaciuto che in tanti momenti nei quali si è perso tornavo ad essere l’albanese, mentre quando si vinceva eravamo tutti svizzeri. Ci sono state piccole cose che mi hanno ferito, ma non posso provare cose negative per una nazione che mi ha dato tutto quello che ho avuto nel calcio e come uomo».

La lunga avventura con la Nazionale svizzera sembra essere giunta al capolinea: «Finito il Mondiale ho parlato con l’allenatore e abbiamo deciso di andare avanti ancora due anni perchè mi sentivo importante, loro mi davano importanza. Mi chiedevano tutto in allenamento, di cercare di aiutarli e io sono stato sempre aperto a questa situazione per il futuro, pur non essendo fisicamente al 100%. Dopo tre settimane, al rientro dalle vacanze, l’allenatore mi ha chiamato e detto che non voleva convocarmi più. Se me l’avesse detto prima ne saremmo usciti tutti meglio, ma non era un problema. Non è stata una scelta sua, altrimenti significherebbe che non capirei le persone, che non le riconosco, che non so qual è il bene e qual è il male».

La responsabilità di essere il capitano dell'@Udinese_1896: @ValonBera si racconta ?

Guarda il video completo su #DAZNhttps://t.co/ABDtdSQWn5 pic.twitter.com/wtN2BPo8wH

— DAZN Italia (@DAZN_IT)


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