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LUGANORitmo (serrato) Lugano: «Ripartiti quando ci siamo abituati. Non esiste un caso da Costa»

21.11.17 - 09:00
Pier Tami ha "spiegato" lo sprint bianconero: «Non tutti erano pronti a giocare ogni tre giorni. E per far bene noi dobbiamo muoverci in armonia»
Keystone
Ritmo (serrato) Lugano: «Ripartiti quando ci siamo abituati. Non esiste un caso da Costa»
Pier Tami ha "spiegato" lo sprint bianconero: «Non tutti erano pronti a giocare ogni tre giorni. E per far bene noi dobbiamo muoverci in armonia»
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LUGANO - Otto punti nelle ultime quattro giornate di campionato e la crisi lasciata definitivamente alle spalle. Il Lugano è ripartito. Ma... in che modo?

Cosa ha riacceso i bianconeri, permettendo loro di abbandonare l'ultimo posto della graduatoria e di prepararsi a un inverno meno freddo?

«È sbagliato cercare o indicare solo un elemento per motivare il cambiamento - è intervenuto Pier Tami - A livello tattico ci sono stati degli aggiustamenti, è vero, ma non sono stati solo questi a risultare decisivi. La differenza l'ha fatta soprattutto l'attitudine messa in campo da ognuno, la crescita di tutti».

Quando non arrivavano i risultati c'era qualcuno che non rendeva?
«Siamo andati in difficoltà perchè non tutti riuscivano a dare il massimo, a essere attenti e determinati. Siccome per fare bene noi dobbiamo muoverci in armonia, fare insieme la fase offensiva e quella difensiva, quando qualche elemento è mancato abbiamo sofferto. Questa squadra non può in ogni caso prescindere da un gioco propositivo. Che sia schierata bassa o alta non fa differenza».

Cosa vi ha davvero frenati?
«Le tre competizioni sono molto difficili da digerire. Giocare ogni tre giorni non ti permette infatti di impegnarti e allenarti con costanza. Anzi non ti consente proprio di impostare un certo tipo di lavoro. E non sto parlando solo dell'aspetto fisico. La crisi, se così possiamo chiamarla, è arrivata quando sono cominciate le coppe. Ci abbiamo messo un po' per abituarci al ritmo serrato. Per farlo tutti. Alcuni hanno risposto velocemente, altri invece hanno impiegato più tempo. E siccome, appunto, per fare bene abbiamo bisogno che ognuno sia pronto...

Domenica c'è lo Young Boys. Scenderete in campo con molta meno pressione di quella avuta quando avete sfidato il San Gallo...
«Non sono d'accordo. I bernesi sono un rivale molto più complicato da incontrare rispetto ai biancoverdi; nonostante, è vero, la partita del passato sabato fosse davvero molto importante. Questo perché i gialloneri sono, a livello tecnico e fisico, molto, molto dotati. Mi sembrano molto il Be'er Sheva, che andremo a incrociare giovedì. Saranno due bei test contro avversari ai quali non si potrà concedere nulla. Se non saremo perfetti, o quasi, non per 70' ma per 90', rischieremo di non spuntarla. O anche di essere schiacciati».

Chiusura sui singoli. Quanto è importante aver trovato in Junior un terminale offensivo che si spera possa essere continuo?
«Importante non è Junior, ma che ci sia sempre qualcuno che riesca segnare. Uno dei nostri difetti è fin qui stato quello di sbagliare troppo davanti alla porta avversaria. Dobbiamo migliorare, perché non sempre capiterà, come contro il San Gallo, che si avranno quattro o cinque occasioni per fare gol. Ci saranno match nei quali ne avremo meno, magari anche solo una. Dovremo imparare a essere più cinici e concreti».

Come ha digerito la panchina da Costa?
«Avrebbe voluto giocare, ovviamente: non è stato lui, alla luce delle ultime prestazioni, a fare un passo indietro. Detto ciò, deve stare tranquillo e continuare a impegnarsi come ha sempre fatto. In una stagione gli alti e i bassi sono infatti fisiologici. Può capitare che il tuo massimo non basti per aiutare la squadra. Il guaio è che se ciò accade al portiere, i problemi sono più evidenti. Non esiste comunque un caso da Costa».

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