Giancarlo Camolese è o è stato uno dei papabili per la panca bianconera? Lui non ha confermato. Come non si è detto certo di rimanere con il club momò
CHIASSO - Tra i tanti nomi fatti, tra Vivarini e Vecchi, Moriero e Manzo, tra Zeman e Sforza, un'"idea Camolese" forse a Renzetti è venuta. Ma il tecnico italiano, che ha guidato il Chiasso da fine ottobre 2015, è mai stato (o è ancora) uno dei papabili per la panchina del Lugano? A suo dire no.
«Non ho mai parlato con i bianconeri per quanto riguarda il futuro - ha sottolineato proprio Camolese - certo so che i dirigenti di quella società sono venuti spesso al campo, a Chiasso, per seguirci. Penso però sia stato per i giocatori. Però non so».
Niente Lugano, allora si continua con il Chiasso?
«Vediamo. Nei prossimi giorni sarò in Ticino, parlerò con Galante e poi deciderò il da farsi. Io ho un contratto fino al 30 giugno e non sono contrario a un prolungamento. Ogni discorso però sarà secondario ai movimenti del club. Sapete... i nuovi investitori, la nuova proprietà. A me piacerebbe rimanere e lo farei per vincere il campionato. In Italia l'ho già fatto. Non sarebbe male replicare».
La prossima Challenge sarà difficilissima. È "sceso" anche lo Zurigo. Vincerla pare complicato.
«Ma alla fine tutte le squadre dovranno schierare obbligatoriamente undici giocatori. Questi saranno pronti a calarsi in una certa realtà? Non ne sono sicuro. Io penso che con lavoro, programmazione e qualità il campionato lo si potrebbe anche vincere».
Qualità. Il Chiasso dovrà crescere parecchio...
«Ma già l'anno passato, dopo la sosta, abbiamo fatto vedere un buon calcio. Ci siamo conosciuti bene dopo le difficoltà dei primi mesi e siamo cresciuti. Il gruppo si è compattto e ha firmato belle partite. La base dalla quale ripartire non mancherebbe».