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TORINOTicino, Juve, Nazionale “molle” e Lugano, Lichtsteiner si confida

24.02.15 - 06:51
L’esterno bianconero ha parlato ai nostri microfoni: “Petkovic? Allenatore bravo ma che ha vinto poco. Per lui è una grande occasione”
Ticino, Juve, Nazionale “molle” e Lugano, Lichtsteiner si confida
L’esterno bianconero ha parlato ai nostri microfoni: “Petkovic? Allenatore bravo ma che ha vinto poco. Per lui è una grande occasione”
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TORINO (Italia) - Lo vedi lì, sulla destra, a correre come un matto e ti chiedi: “Ma come fa? Ma dove trova le energie per consumare la fascia?”. Di lui però non colpisce solo la “corsa”, ci sono i contrasti, i recuperi, le lotte e gli spunti all’altezza della linea di fondo. E anche più di un’incursione in area.

Certo i piedi non sono quelli di Messi o, per rimanere in bianconero, di Pirlo; di giocatori come lui tutti gli allenatori ne vorrebbero in ogni caso a bizzeffe.

Sono infatti questi, con il carattere, la determinazione e la grinta, a fare la differenza. Ad “accendere” lo stadio e a trascinare i compagni nei momenti più difficili.

La Juventus ce l’ha e se lo tiene stretto. La Svizzera ce l’ha e sulla sua esperienza sta provando a costruire una campagna vincente con obiettivo Francia 2016.

Stiamo ovviamente parlando - l’avevate di certo già capito - di Stephan Lichtsteiner, il più bianconero di tutti i rossocrociati.

“La Juventus è tutto. È un club importante che ti da la possibilità di vincere - ha sottolineato proprio il 31enne esterno - vincere è nel DNA di questa società”.

Il piccolo Stephan a Lucerna o il giovane Lichtsteiner al GC avrebbero mai pensato di poter arrivare dove sei ora?
“Ci ho sempre creduto. Ma deve essere così: se non credi in te, nelle tue possibilità e nei tuoi sogni, di certo non puoi “arrivare”. Io invece ho sempre pensato di potermi affermare. E quel non accontentarsi l’ho ritrovato qui. Vincere è importante e non è mai facile”.

Quanto combinato in questi anni dalla Juventus è anche merito tuo…
“No, no. È merito della squadra - ha aggiunto Lichtsteiner - si è elementi della squadra, del gruppo. Nel calcio è così. Tu ti impegni per giocare e per dare il contributo ma poi si vince e si perde tutti insieme. Il tuo compito è farti trovare pronto e dare tutto in campo. Al massimo puoi provare a essere protagonista. Anche perché se non giochi e vinci i titoli, di certo non provi la stessa sensazione rispetto al successo sul rettangolo verde”.

Oltre ai guizzi, in campo Stephan si “riconosce” anche per il carattere. Negli anni i battibecchi con gli allenatori non sono mancati…
“Ma… no. Penso che tutto ciò, questa storia degli screzi con i mister, sia montata da “fuori”, dalla stampa. Basta che ti vedano parlare a voce un po’ più alta e subito scrivono che stai litigando. È solo polemica ma non coincide con la realtà. Anche perché se avessi bisticciato con i miei tecnici probabilmente non sarei stato titolare per dieci anni consecutivi nelle mie squadre”.

Cosa ti attendi dalla stagione?
“Sono alla Juve. Qui si prova sempre a vincere. È così anche quest’anno. Sia per quanto riguarda il campionato, e ripetersi in Serie A sarà difficilissimo, che per la Champions League”.

In Europa i bianconeri hanno sempre stentato.
“La competizione è difficile ma non partiamo certo battuti. Nell’ultima coppa, per esempio, abbiamo firmato due buone partite contro il Real Madrid. Abbiamo perso al Bernabeu in dieci contro undici e pareggiato a Torino. Questa è la prova che te la puoi giocare con ogni rivale. E poi: se la Champions fosse facile non sarebbe tanto importante”.

Lichtsteiner è uno di quei ragazzi che in Nazionale andrebbe sempre di corsa…
“Giochi per il tuo paese - ha aggiunto il 31enne - non potrebbe essere diversamente. È un grande orgoglio per me, poter vestire quella maglia”.

Ora poi che la squadra è competitiva…
“Rispetto al passato il gruppo è cambiato tanto. Abbiamo un buon mix di giocatori”.

Si può guardare con fiducia a Euro2016?
“Prima di cominciare pensare all’Europeo è bene riuscire a raggiungerlo. Abbiamo iniziato le qualificazioni perdendo due incontri. E questo perché ci è mancata la cattiveria - quando sbagli cinque o sei occasioni sotto porta non puoi accampare altre scuse -. Il punto è che il nostro gruppo deve ancora migliorare molto. Soprattutto sotto il punto di vista della testa, della mentalità. Senza quelle, che sono determinanti e vanno curate fin dagli allenamenti, non si può sperare di fare bene”.

Eppure la Nazionale sembra aver imboccato la strada giusta: il Mondiale è stato molto buono…
“Guardate, a parer mio l’unica partita nella quale abbiamo fatto bene è stata quella contro l’Argentina. Con la Francia abbiamo perso male. Contro l’Honduras potevamo prendere due o tre gol. Con l’Ecuador abbiamo completato un buon match, nulla più. Per le nostre qualità avremmo potuto fare molto meglio”.

In rossocrociato hai trovato un nuovo allenatore. Tal Vlado Petkovic…
“Credo sia un buon tecnico. Per lui questa è una grande opportunità, oltre che un passaggio importante della carriera. Finora ha vinto poco ma può fare grandissime cose. Penso stia lavorando bene”.

Spesso sul web saltano fuori delle foto tue in Ticino. La nostra per te è solo una terra di passaggio?
“Il Ticino mi piace davvero molto. Adoro piace la lingua, adoro i laghi. E poi è vicino alla mia Lucerna. Ma non è un discorso di Ticino. La Svizzera è unica. È tutta incredibile. Senza voler toglier nulla alle altre nazioni… penso sia il paese più bello del mondo. E poi è casa mia”.

In Ticino c’è il Lugano che sta completando un buon campionato di Challenge League. Tu hai appena firmato un rinnovo fino al 2017 con la Juventus. Quando ti seccherai di vincere a Torino potresti anche pensare di passare agli “altri” bianconeri…
“Premetto - ha chiuso Stephan - spero di poter rimanere ancora a lungo con la Vecchia Signora. Ho scelto di restare perché sono ambizioso e credo nel progetto. Detto questo… non è escluso che in futuro, tra tante stagioni, possa fare parte di un’“idea ticinese”. Quel che posso dire ora è che mi dispiace molto che non abbiate più una squadra in Super League. Per il cantone sarebbe importante. Ricordo, quando giocavo con il GC, che le trasferte a Lugano erano sempre difficilissime. L’avversario, l’ambiente caldo… era un problema giocare certi match. Vi serve una squadra competitiva, magari con uno stadio piccolo ma caldissimo e via”.

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