È successo di tutto nella sfida di qualificazione in programma a Belgrado. De Biasi: “Quattro giocatori sono stati malmenati anche dal servizio d’ordine”
BELGRADO (Serbia) - Doveva essere una normale partita valida per le qualificazioni a Euro2016 e invece in Serbia-Albania è successo di tutto. Fumogeni, petardi e un drone con una bandiera albanese che recitava “Kosovo autoctono”.
È stata la scintilla che ha fatto degenerare una gara già nata sotto l’insegna del nervosismo. Il difensore serbo Mitrovic è riuscito ad afferrare l'oggetto e lo ha scagliato via.
Il gesto non è stato gradito dai giocatori albanesi, e da lì è nata una rissa in campo, che ha visto anche l’ingresso sul terreno di gioco di tifosi muniti di seggiolini, costringendo l’arbitro a sospendere il match al 41’ sullo 0-0.
In mezzo alla rissa scoppiata in mezzo al campo fra i giocatori e i tifosi c'era anche Ivan Bogdanov, il capo degli ultrà serbi che nel 2010 aveva capeggiato gli incidenti di Genova che portarono allo stop della partita Italia-Serbia.
La baraonda è proseguita nel post-partita e il ct albanese Gianni De Biasi, al rientro in Albania, ha raccontato la sua versione alla Gazzetta:
“Siamo reduci da un'esperienza traumatica. È successo quello che non pensavamo potesse succedere. Stavamo giocando bene. Purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita dopo che i tifosi hanno invaso il campo. Quello che è successo con i tifosi è la cosa più incredibile che poteva succedere. È stata una situazione di grande pericolo".
“Quattro giocatori hanno subito lesioni non solo dall'aggressione dei tifosi, ma anche dal servizio d'ordine, è un fatto di una gravità incredibile, l'impianto di Belgrado era inadeguato per quel tipo di partita".
All'aeroporto di Tirana c'erano almeno 5'000 tifosi, molti giunti anche dal Kosovo, ad accogliere i giocatori che sono sbarcati attorno alle 3.30 del mattino.
itm/red