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CALCIOMassimo Busacca: "Quattro ticinesi in B sono un problema"

01.07.11 - 09:29
L’arbitro ticinese con 22 anni di carriera guarda avanti: "È il momento di trovare la medicina giusta, che è quella di riunire le forze e far crescere i giovani. Il calcio conta solo ai massimi livelli"
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Massimo Busacca: "Quattro ticinesi in B sono un problema"
L’arbitro ticinese con 22 anni di carriera guarda avanti: "È il momento di trovare la medicina giusta, che è quella di riunire le forze e far crescere i giovani. Il calcio conta solo ai massimi livelli"
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MOGHEGNO – Gli arbitri svizzeri incassano un’inattesa novità: il loro capo, l’ex internazionale Urs Meier ha rassegnato le dimissioni e al suo posto, a titolo provvisorio, è subentrato il ticinese Carlo Bertolini. Il migliore esponente della categoria, il bellinzonese Massimo Busacca, preferisce non commentare la vicenda e spiega invece quali siano i suoi punti di vista sul calcio ticinese di Challenge League, su futuro e vivai. Sabato arbitrerà il derby amichevole tra Bellinzona e Chiasso (Monte Carasso, ore 11.00).

Massimo Busacca, ci si diverte ancora dopo 22 anni di carriera?
“È sempre la passione il motore. Per chi fa questo mestiere è importante prepararsi bene e provare piacere in quel che si fa. Ma il calcio è molto cambiato e sta perdendo il suo volto più bello. Ci sono tanti soldi in ballo e non si è più in grado di accettare le sconfitte con serenità”.

Rimane ancora inspiegato il motivo del prematuro accantonamento in Sudafrica. La FIFA ha chiarito?
“In modo ufficiale no, ma il perché è chiaro. Non basta far bene, in certi casi entrano in gioco fattori esterni che non dipendono dalle tue capacità. Credo che la FIFA non abbia grandi responsabilità in quello che è accaduto. Qualcuno di molto influente ha pensato che io non andassi più bene. Non ho mai fatto polemiche, certe cose ti portano a metterti in discussione, aiutano a crescere”.

Le quattro squadre cantonali in Challenge sono segno di vitalità o di dispersione?
“Quattro squadre in B e nessuna in A… La risposta è logica. Il calcio ticinese qualche problema ce l’ha. In passato il Ticino aveva spesso una buona squadra nella massima serie e respirava calcio vero. Ora la squadra faro non c’è più. È il momento di rimettere in discussione tutto e trovare la medicina giusta, che è quella di riunire le forze. Il calcio conta solo ai massimi livelli”.

La riduzione della Challenge da 16 a 10 squadre nel 2012 è una buona idea?
“Io credo che per crescere serva qualità, e di qualità, nella B attuale a sedici squadre, ce n’è poca. Le società devono investire nei vivai. Guardate i frutti che hanno dato le selezioni nazionali, con il Mondiale U17 e l’argento agli Europei U21. È inutile che i club si affidino a giocatori stranieri, tra l’altro non sempre di buona qualità, che dopo un anno se ne vanno perché i dirigenti vogliono concludere un affare. Così non si cresce, è un porto di mare. Allestire settori giovanili organizzati è la strada giusta, i fatti lo dimostrano. E questi giovani, in una Challenge ridotta e competitiva, hanno la possibilità di migliorare davvero”.

Il limite dei 45 anni è vicino. Massimo Busacca, 42 anni, quali traguardi si pone ancora?
“In teoria potrei arrivare ai Mondiali in Brasile, tra tre anni, ma a me basta riuscire a ripetere quanto fatto finora. Penso sempre che vada avanti chi merita e che il passato conti poco”.

Foto d'apertura: Ti-Press/Davide Agosta

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