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CALCIOUli Forte, il mago di San Gallo

23.04.09 - 14:00
Il giovane allenatore ha riportato la squadra confederata ad alti livelli dopo il tonfo della scorsa stagione e tutta la regione si aspetta la promozione: "Qua sono totalmente matti, ma non devo farmi condizionare".
Uli Forte (Keystone/Eddy Risch)
Uli Forte, il mago di San Gallo
Il giovane allenatore ha riportato la squadra confederata ad alti livelli dopo il tonfo della scorsa stagione e tutta la regione si aspetta la promozione: "Qua sono totalmente matti, ma non devo farmi condizionare".
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SAN GALLO – Con la netta vittoria di mercoledì sera sul Servette il San Gallo continua la sua marcia in vetta alla Challenge League e, grazie al pareggio del Lugano a Losanna, ora vanta 5 punti di vantaggio sull’unica concorrente per la promozione in Super League.

L'artefice della trasformazione dei confederati, che l’anno scorso erano scesi di categoria perdendo nettamente lo spareggio con il Bellinzona, è Uli Forte, che a soli 35 anni è riuscito a ridare alla Svizzera orientale una squadra di cui essere fieri e da seguire con passione: la media di oltre 11'700 spettatori a partita parla chiaro.

Il giovane allenatore spiega il segreto della metamorfosi dei biancoverdi: “Quando sono arrivato ho trovato un gruppo intimidito e opaco, era incredibile! Per prima cosa sono intervenuto duramente: giocatori che non si identificavano con la società hanno dovuto andarsene. Poi ho cercato di torvare una linea adatta a noi: volevo conciliare virtù emozionali con il calcio moderno, veloce, semplice e offensivo”.

Per motivare la squadra Forte usa anche dei metodi particolari: “Lavoro ad esempio con delle immagini appese nello spogliatoio. Oppure, dopo l’ultima partita prima della pausa invernale siamo andati tutti sul Säntis, una cosa che i sudamericani non avevano mai visto, e ho detto ai giocatori che alla fine della stagione volevo vederli lì”.

Il 35enne di origini italiane aveva iniziato la carriera di tecnico allenando i Red Star: “Già allora giocavamo in modo semplice e offensivo. Poi al Wil ho scoperto che le mie idee funzionavano anche nel calcio professionistico. Io sono per un gioco curato e sono un ammiratore di Christian Gross, soprattutto per la sua arte di dirigere, di non lasciare che niente importuni lui e la sua squadra. Vedere Lucien Favre come allena e fa giocare invece è un evento. Ma come coach non si può copiare dagli altri, bisogna trovare delle ricette proprie che funzionino”.

Tutta la regione si aspetta che il San Gallo torni in Super League: “Ognuno è totalmente matto qua, ma io devo dimenticarlo e non farmi condizionare. Finora è andato quasi tutto alla perfezione, abbiamo vinto 21 delle 24 partite giocate. Se me lo avesse detto qualcuno all’inizio della stagione gli avrei dato del pazzo”.

L’unica squadra che può ancora impensierire i biancoverdi è il Lugano: “Ci sproniamo a vicenda. Se non ci fossero loro, probabilmente non avremmo vinto così tanto e viceversa. Comunque non dobbiamo guardare gli altri, e se alla fine ci dovremo giocare il tutto per tutto contro i ticinesi lo faremo senza problemi”.


Foto d’apertura: Keystone/Ennio Leanza
 
 


 

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