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TICINOPadre separato accoltellato dal compagno della "ex"

13.11.12 - 12:00
È successo a Mendrisio; l'aggressore il compagno della "ex". Una pericolosa falla nell'ingra­naggio della tutela dei minori?
Keystone
Padre separato accoltellato dal compagno della "ex"
È successo a Mendrisio; l'aggressore il compagno della "ex". Una pericolosa falla nell'ingra­naggio della tutela dei minori?

Papageno: in nome dei figli e dei futuri padri.

Sul Corriere del Ticino del 23 ottobre a pagina 15 abbiamo potuto leggere la disavventura di un padre separato che è scampato per un pelo alle coltellate del nuovo compagno della sua quasi ex moglie. Il piccolo è, manco a dirlo, affidato alla madre e il padre lo può vedere a intervalli stabiliti dalle auto­rità preposte. La sua colpa? Sembre­rebbe la sua insistenza ad avvicinare la madre per poter passare più tempo col proprio figlio, come a dire il suo voler fare il genitore anche da separato. Il padre infatti non sopportava di vedere troppo limitato il proprio diritto di vi­sita al figlio; in qualche modo, voleva naturalmente continuare a fare il papà. Infastidito da quella che l’attuale com­pagno della donna riteneva un’inge­renza nella propria vita familiare decise, accoltellandolo, di togliere de­finitivamente di mezzo il padre del piccolo.

Una scarna e triste notizia di cronaca. Nessun particolare approfondimento. Eppure il tema avrebbe potuto e do­vuto essere di grande interesse, soprat­tutto in riferimento al caso dello scorso anno di Matthias Schepp, un papà della Svizzera romanda, nel quale il ti­more di un probabile trasferimento della ex moglie Irina e delle bambine in un’altra città, è risultato essere forse il «detonatore della follia» omicida /suicida (anche questo è ahinoi un ultra collaudato cliché). Questo accoltella­mento, omicidio mancato per un sof­fio, dovrebbe scioccare i giornalisti, l’opinione pubblica, i politici, ma in special modo le autorità preposte, vale a dire in quelle che hanno deciso di li­mitare i diritti di visita di questo come di migliaia di altri padri separati o di­vorziati in Svizzera. A conti fatti, nes­suno delle autorità coinvolte, duole molto ma pure questa è "consuetu­dine" e non invece "un caso", ha vo­luto o saputo prendere adeguatamente in considerazione il nuovo compagno della madre: l’uomo con il quale il pic­colo trascorreva quotidianamente buona parte del tempo.

Che dire poi del caso d’un nostrano "curatore educativo", F. M. (leggasi il nostro articolo del 14 ottobre scorso), curatore del figlio di un nostro socio talmente attento a contrastare il reci­proco desiderio di maggiori relazioni tra padre separato e figlio, da non ac­corgersi neppure che un nuovo com­pagno viveva da mesi con la madre del bambino? Addirittura questo cu­ratore educativo - "professionista" di lunga esperienza, considerato di esempio e punto di riferimento tra gli addetti ai lavori e le autorità - valu­tava come armoniosi i rapporti tra i membri del "nucleo materno allar­gato" senza neppure avere mai incon­trato il nuovo compagno della madre il quale viveva quotidianamente con il bambino di cui F. M. era il curatore. Che dire ancora del patrigno luganese che nel 2009 abusò ripetutamente per anni della figlia della nuova moglie? La lista dei "casi" non adeguatamente gestiti, è ahinoi lunga!

Perché da queste tragedie non si vuole cogliere l’occasione per discu­tere e cambiare il sistema affinché ciò non si ripeta? Dubitiamo fortemente che la tutela dei minori sia veramente al centro dell’azione dei servizi so­ciali e delle autorità preposte. Sono piuttosto i diritti delle madri ad essere tutelati, purtroppo. A nostro avviso l’accoltellamento subito da questo padre da parte del compagno della madre deve dare uno scossone ai ser­vizi sociali e alle autorità affinché qualcosa in concreto cambi e con ur­genza. Infatti, l’assurdità del nostro sistema, che si autodefinisce "per la tutela e il bene dei figli e delle fami­glie ticinesi", pretende di passare si­stematicamente alla lente i padri separati, non di rado lente piena di an­tichi pregiudizi, ma ignora completa­mente di fare altrettanto con i nuovi compagni delle madri separate. Alle madri che hanno l’affidamento dei figli, tutto è concesso e dovuto: par­tire in un altro Cantone coi figli, cambiare compagno regolarmente, portarsi a casa chiunque senza dover dar conto a nessun opera­tore sociale… eppure con la madre vivono pure i bambini! Invece, al padre che desidera trascorrere più del misero tempo concesso di due fine settimana al mese, lo si sotto­pone a perizie psicologiche, valu­tazioni pure dell’eventuale sua compagna, ecc. I divorzi e quindi i padri ridotti in povertà aumen­tano, i figli orfani di padre vivo pure; le famiglie con due genitori naturali e la nascita dei bambini continuano invece a diminuire!

Urge un cambiamento! Chiediamo alle autorità e ai Consiglieri di Stato di dare disposizioni affinché ven­gano valutati e periziati allo stesso modo dei padri, sia le madri affida­tarie che i loro compagni o mariti. Per il bene dei figli! Affinché la prossima volta non ci scappi il morto!

Cogliamo l’occasione per invitare il padre del caso sopra descritto a con­tattarci e a raccontarci la sua verità su questa tragica vicenda.

Contatto: info@papagenonews.ch

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