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L'OSPITECanone radioTV: le conseguenze di una scelta

03.10.10 - 09:21
Lorenzo Quadri, deputato al GC
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Canone radioTV: le conseguenze di una scelta
Lorenzo Quadri, deputato al GC

A maggioranza il Consiglio nazionale ha deciso che il canone radiotelevisivo dovranno pagarlo tutti, anche chi non possiede apparecchi radiotelevisivi.

Una decisione assolutamente illogica nell¹ottica del famigerato principio di causalità: si paga per una prestazione di cui non si usufruisce. Una decisione che anzi scardina il principio di causalità, il quale è un parto proprio della Confederazione.

A questo punto due riflessioni si impongono.

La prima: il principio di causalità viene ripudiato dalla sua stessa "madre" federale. Quindi, non c¹è nessun motivo per cui detto principio dovrebbe invece essere pedissequamente osservato in Ticino. Al proposito è in corso da anni un dibattito sulle tasse sui rifiuti che dovrebbero essere causali. Ma il principio di causalità è stato defenestrato dal Consiglio nazionale con la decisione sul canone radioTV. E non si può certo applicare il sistema dei due pesi e delle due misure. Anzi: se il principio di causalità non deve più valere per il canone radioTV (definito in sede di dibattito parlamentare un "contributo al servizio pubblico"), a maggior ragione non deve valere per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Questi ultimi costituiscono un servizio essenziale al cittadino. La radiotelevisione, invece, no: c¹è anche chi non guarda la TV, non ascolta la radio e vive bene lo stesso; anzi, magari vive anche meglio. La posizione di quei comuni che non prelevano specifici balzelli causali sul pattume esce dunque decisamente ­ anche se indirettamente ­ rafforzata dalla scelta del Consiglio nazionale.

La seconda riflessione: è ovvio che il canone imposto a tutti deve calare, e di parecchio. Non solo perché aumenta il numero dei paganti. C¹è di più: se, come è stato detto al Nazionale, il canone radioTV rappresenta un "contributo al servizio pubblico", allora è ovvio che esso dovrebbe servire a finanziare il servizio pubblico. E solo quello. Ora, ammettendo che la SSR faccia servizio pubblico, questo non vuole ancora dire che tutto quello che fa sia servizio pubblico.

Le telenovele ritrite sono servizio pubblico? Se il canone è un "contributo al servizio pubblico", allora dovrebbe essere utilizzato per finanziare solo quella parte della programmazione che è servizio pubblico (e non quella che col servizio pubblico ha poco o nulla a che vedere; a meno che si voglia considerare un servizio pubblico il rimbambimento dell¹utenza).

Dunque una doppia riduzione si impone: in  base all¹aumento del numero dei paganti, ed in base a ciò che è effettivamente finanziabile.

Lorenzo Quadri
Deputato GC

Foto d'apertura: Keystone
 

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