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L'OSPITEIn Svizzera ci si guarda in faccia, senza forzature

01.03.21 - 09:30
Marco Romano, consigliere nazionale, capogruppo del Centro in Consiglio nazionale
Archivio Keystone
In Svizzera ci si guarda in faccia, senza forzature
Marco Romano, consigliere nazionale, capogruppo del Centro in Consiglio nazionale

Il dibattito sull’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso” viene portato dai contrari su piani di discussione poco attinenti alla realtà. Vale quindi la pena citare subito l’articolo costituzionale proposto dall’iniziativa: «1. Nessuno può dissimulare il proprio viso negli spazi pubblici né nei luoghi accessibili al pubblico o nei quali sono fornite prestazioni in linea di massima accessibili a ognuno; il divieto non si applica ai luoghi di culto. 2. Nessuno può obbligare una persona a dissimulare il viso a causa del suo sesso. 3. La legge prevede eccezioni. Queste possono essere giustificate esclusivamente da motivi inerenti alla salute, alla sicurezza, alle condizioni climatiche e alle usanze locali».

Tanto gli obiettivi quanto le conseguenze sono evidenti e rispecchiano un’esigenza fortemente sentita nella popolazione. In Svizzera – un Paese con una società aperta, tollerante, eterogenea e democratica – nelle relazioni interpersonali e nei contatti con le autorità si mostra il proprio viso senza portare mascheramenti. Non si dissimula il viso né autonomamente, salvo eccezioni giustificate dalla legge e da tradizioni, né tantomeno si può accettare che qualcuno sia costretto a coprirsi il viso in pubblico. Non si tratta di un divieto di carattere religioso o di una regola generale di abbigliamento. È un disposto essenziale del vivere insieme e del rispetto del singolo individuo nel suo vivere la comunità. In Svizzera non si dissimula il viso; men che meno possiamo tollerare che qualcuno possa essere obbligato a farlo.

È evidente che l’adozione dell’iniziativa genera un divieto generale di porto – sia volontario sia forzato – di burqa e niqab in tutto il Paese. Il fenomeno, è vero, oggi non è diffuso, ma si tratta di un’affermazione positiva delle regole primordiali del vivere collettivo in Svizzera. Questi mascheramenti non sono prescrizioni religiose, ma imperativi politici islamistici, propri di Paesi teocratici profondamente antidemocratici e inegualitari. A conferma di ciò, e con grande rispetto per le battaglie (spesso cruente) in corso, in molti Paesi mussulmani si stanno creando e affermando (ad es. in Marocco, dove vige un tale divieto) progetti legislativi volti a vietare questi simboli umilianti di sottomissione e discriminazione. Una parte significativa della comunità mussulmana saluta con favore queste regole.

Numerosi Paesi europei – tra cui Austria, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca – conoscono un divieto di dissimulazione. Il Popolo ticinese l’ha approvato nel settembre del 2013 con un netto risultato, 65.4% di sì; San Gallo anche, mentre altri Cantoni si sono espressi negativamente auspicando una soluzione omogenea a livello nazionale.

Combattere questa iniziativa appellandosi alla libertà individuale o religiosa è fuorviante; direi quasi offensivo verso chi subisce violenza e danni da parte di persone mascherate o vive obbligato a portare un mascheramento. Peggio ancora è parlare di xenofobia da parte dei promotori e sostenitori. A riguardo sono emblematiche le conclusioni di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che statuendo sulle norme francesi ha affermato che tale divieto è proporzionato e non viola la libertà di religione o di opinione. Non si va a ledere la libertà di vivere ed esprimere il proprio credo, ma si statuisce che in Svizzera certe pratiche non sono tollerate e tollerabili. Nelle relazioni personali, sia nella sfera privata sia pubblicamente, si esprime il proprio essere con lo sguardo e l’espressività del volto. L’hooliganismo mascherato va bandito. I simboli politici di oppressione e sottomissione non fanno parte della pluralità elvetica fondata sulla libertà, la responsabilità, il rispetto e l’autodeterminazione di tutte le componenti del tessuto sociale. Tutto questo deve valere oggi ed essere guida per lo sviluppo futuro della nostra comunità. Di conseguenza, raccomando caldamente di votare SI al nuovo articolo costituzionale “Divieto di dissimulare il proprio viso”.

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