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OSPITELa parità non migliora con gli sgravi fiscali

26.04.18 - 17:00
Gruppo Donne USS Ticino e Moesa
Tipress
La parità non migliora con gli sgravi fiscali
Gruppo Donne USS Ticino e Moesa

C’è una forma di mistificazione nell’affermare che con gli sgravi fiscali per 52,5 milioni di franchi a favore delle aziende, la parità ne gioverebbe grazie alla contropartita del pacchetto sociale. Fatichiamo davvero a fare il nesso tra misure che potenzialmente dovrebbero migliorare la conciliazione tra famiglia e lavoro e le generose agevolazioni fiscali. Fatichiamo perché in un Cantone che finora ha proceduto a dolorosi tagli nel sociale senza troppi patemi d’animo e senza preoccuparsi della parità o dell’incidenza che quei tagli hanno avuto sulle famiglie, improvvisamente si presenta un pacchetto sociale con l’unico scopo di fare ingoiare l’indigesto rospo degli sgravi. In buon latino si chiama ricatto.

Occorre infatti ricordare che nel 2016 e nel 2017 sono stati soppressi gli assegni integrativi e di prima infanzia a poco più di 800 famiglie (comprese anche quelle di disoccupati e sottoccupati) e la spesa complessiva a carico del cantone si è così ridotta di oltre un terzo (16,8 milioni). I tagli hanno riguardato anche i sussidi di cassa malati, malgrado il costante aumento dei premi assicurativi che strangolano letteralmente numerose famiglie e molte persone.

Il 29 aprile saremo chiamati/e ad esprimerci sulla parte fiscale della riforma poiché il referendum non riguarda la parte sociale, che prevede soprattutto l’aumento dei contributi finanziari alle strutture di accoglienza e un bonus bébé di 250 franchi al mese (e solo per un anno). Misure finanziate, come precisato nel messaggio del Governo, utilizzando parte dei contributi già oggi prelevati e destinati agli assegni ordinari per i figli.

Se si pensa di migliorare la parità aumentando le strutture di accoglienza – ancorché apprezzabile – siamo messi piuttosto male. È soprattutto a livello occupazionale e salariale che occorre intervenire. In Ticino nel settore privato le donne hanno salari più bassi del 15,8% rispetto agli uomini, per un totale di circa 850 franchi in meno al mese. A livello pubblico i salari sono più alti e la differenza salariale in proporzione è minore rispetto a quello privato, ma nemmeno questo settore è risparmiato dal fenomeno. Oggi in Ticino le donne rappresentano il 65% dei dipendenti con salari inferiori ai 21 franchi l’ora. Ma non solo, anche la precarietà colpisce principalmente le donne, spesso impiegate a percentuali ridotte.

Attirare nuove imprese con sgravi fiscali senza imporre una politica salariale che permetta davvero ai salariati e alle salariate di vivere e lavorare grazie a stipendi sostenibili, contribuirà a peggiorare una situazione già contrassegnata da dumping sociale e salariale. E la parità resterà una chimera.

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