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L’OSPITENo alla riforma fiscale

08.01.18 - 09:00
No alla riforma fiscale

A furia di battere il chiodo prima o poi si riesce nell’intento. Con la scusa della risicata approvazione ticinese alla “Riforma III dell’imposizione delle imprese” (bocciata a livello federale dal 59% della popolazione e da 22 cantoni e semicantoni, e bocciata anche da oltre cinquanta comuni ticinesi fra i quali, tanto per rammentare, Bellinzona, Biasca, Capriasca, Faido, Locarno) il Gran Consiglio, con l’approvazione della riforma fiscale, ha confezionato un nuovo consistente regalo a ricchi superricchi e aziende: 22 milioni all’anno (che salgono a 38 comprendendo i Comuni) per scongiurare un loro ipotetico pericolo di fuga verso lidi fiscalmente più accoglienti.

È l’ennesima trovata a sostegno di un modello, la concorrenza fiscale cantonale, così caro alla destra; un nuovo capitolo della più che collaudata politica delle “casse vuote” (magistralmente documentata dal professor S. Guex nel suo saggio L’argent de l’Etat), tesa a ridurre ai minimi termini lo Stato e la sua funzione ridistributiva.

Sgravi e tagli, tagli e sgravi: una politica ventennale che ha portato a un impoverimento generale della popolazione ticinese, ad un’accentuazione delle disparità economiche e sociali, alla crescita di xenofobia e razzismo.

E all’orizzonte già si stagliano nuovi e ancor più consistenti alleggerimenti fiscali (si parla di 60 milioni a seguito della riduzione dell’imposizione degli utili delle persone giuridiche), nuovi regali a società che per le loro “ottimizzazioni” fiscali possono sempre far capo, tra l’altro, a opache pratiche quali, per non citarne che alcune, gli ammortamenti accelerati, le riserve occulte, i patteggiamenti con l’autorità tributaria.

Con quali conseguenze? Non ci vuole un grande sforzo di fantasia ad immaginare come e dove: tagli che andranno a colpire la socialità, la formazione, l’apparato pubblico.

E tutto questo per arrivare dove? Ad eguagliare il canton Lucerna, alfiere dei tagli alle imposte, che non ha più spiccioli per acquistare nuovi libri per le sue biblioteche, che deve “concedere” una settimana di vacanza supplementare non pagata ai docenti di liceo perché non ci sono più soldi?

Vent’anni di politiche liberiste bastano e avanzano. Come bastano e avanzano certi patteggiamenti: ottenere oggi uno per perdere cinque domani non è per nulla lungimirante e non fa certamente gli interessi della popolazione in generale, e dei dipendenti del settore pubblico in particolare.

Se, come hanno sostenuto in Gran Consiglio le principali forze politiche del Cantone, è così necessario incrementare la natalità in Ticino, ed è di così vitale importanza promuovere la conciliazione lavoro-famiglia per quale motivo imporre il ricatto, perché di ricatto si tratta, degli sgravi fiscali a ricchi superricchi e aziende? Perché subordinare l’attuazione di misure così utili al bene comune alla concessione di nuovi regali fiscali? Al Ticino non servono corsettine per risalire di qualche posto la classifica dei cantoni fiscalmente più allettanti; al Ticino servono politiche economiche a sostegno dei redditi.

No dunque a rovinosi mercanteggiamenti e sì al referendum contro la revisione fiscale.

Romano Dominoni, comitato docenti VPOD

Valentino Garrafa, Presidente della Commissione del personale dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale 

Adriano Merlini, presidente VPOD docenti

Graziano Pestoni, già segretario VPOD

Lorenzo Quarenghi, comitato esecutivo VPOD 

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