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L'OSPITERafforziamo le borse di studio: teniamo a galla il Ticino!

20.11.17 - 14:23
Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA)
Rafforziamo le borse di studio: teniamo a galla il Ticino!
Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA)

 

LUGANO - L’assemblea generale del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), riunitasi a Lugano in data 18 novembre 2017, si è chinata sulla situazione odierna degli aiuti allo studio nel canton Ticino. In questo ambito, si critica aspramente l’attuale forma della Legge sugli aiuti allo studio (LAst), la quale non fa altro che mettere i bastoni tra le ruote tanto alla futura classe lavoratrice, già costretta in una spirale distruttiva e viziosa, quanto allo sviluppo socio-economico regionale e nazionale.

In un contesto in cui le idee neoliberali hanno il pieno dominio del dibattito politico, negli scorsi anni hanno avuto luogo diverse trasformazioni in materia di sostegno finanziario per gli studenti. Ci si riferisce in primo luogo all’adesione del 2011 all’Accordo intercantonale per l’armonizzazione dei criteri per la concessione degli aiuti allo studio, il quale, oltre a peggiorare profondamente il sistema allora vigente, ha mutato sensibilmente la logica di fondo di questo servizio. Proprio nel messaggio di adesione del cantone Ticino al sopracitato accordo, si sancisce infatti il principio di sussidiarietà, il quale intacca pesantemente la possibilità di ammissione all’aiuto allo studio, scaricando di fatto ogni peso di carattere finanziario sulle spalle dello studente e della propria famiglia. Quest’ultimo punto costituisce un importante ostacolo per il beneficio del diritto allo studio (sancito dalla costituzione!) e distorce quella che dovrebbe essere la filosofia di questa legge: redistribuire tra le nuove generazioni la ricchezza concentrata nelle mani di pochi dal sistema capitalista, per garantire a tutti i giovani delle vere pari opportunità formative e professionali. Se prima dell’entrata in vigore del suddetto accordo ottenere un assegno per la propria formazione accademica era relativamente più semplice, oggi gli studenti ticinesi, che hanno oggettivamente maggiori difficoltà economiche rispetto ai coetanei d’Oltralpe, sono confrontati con più impedimenti nell'acquisizione di un sussidio formativo. Il tutto giustificato da una retorica a sostegno dei più svantaggiati, senza tenere tuttavia in considerazione che coloro che stanno subendo il peso delle politiche sempre più orientate agli interessi della classe borghese nazionale e transnazionale sono anche le fasce della popolazione appartenenti alla classe media/medio-bassa, la quale è stata esclusa dal nuovo metodo di calcolo per la concessione delle borse di studio. A sostegno di quanto appena detto è sufficiente osservare lo sviluppo negativo che le richieste accolte per l’ottenimento degli aiuti allo studio hanno avuto dal 2012 al 2015: la quota di ammissione a questo sussidio è passata dal 60% al 45%.

La pericolosità di questo sviluppo è maggiormente accentuata dalla possibilità di trasformare in prestiti di un terzo delle borse di studio per gli studenti di master, per di più con lo Stato che si affida al mercato immobiliare per stabilire i tassi di interesse per la restituzione del capitale prestato. Oltre ad essere pienamente in contrasto con una politica di ridistribuzione della ricchezza e aiuto sociale, quello assunto è un comportamento estremamente irresponsabile: il mercato degli immobili si trova infatti alle porte di una bolla speculativa che mette in grave pericolo la popolazione giovanile in formazione e indebitata.

Precarietà, disoccupazione e indebitamento giovanile sono purtroppo da tempo all’ordine del giorno, proprio a causa delle politiche sopracitate: la disoccupazione giovanile ai sensi dell’ILO in Ticino è vertiginosamente aumentata negli ultimi anni, passando dall’8% del 2002 al 17% del 2014; la percentuale dei giovani in assistenza (al di sotto dei 35 anni di età) è cresciuta del 74% negli ultimi 4 anni (passando dai 2260 casi del 2012 ai 3900 del 2016); infine, va ricordato come circa il 38% dei giovani svizzeri sia già oggi indebitato. In questo contesto è più che mai necessario adoperarsi per assicurare un futuro stabile ai giovani e ai lavoratori del futuro, garantendo un percorso formativo privo di ostacoli e difficoltà finanziarie con l’obiettivo di fornire ai giovani una solidità fondamentale per lo sviluppo personale e collettivo dell’intera società.

Di fronte ad una situazione delle finanze cantonali non più critica come gli anni passati (quantomeno come veniva presentata da Governo e Parlamento), dove il DFE annuncia persino un avanzo di esercizio di 7.5 milioni, il sindacato ritiene più che doveroso avanzare diverse proposte per migliorare e rafforzare il sostegno finanziario agli studenti ticinesi. In questa ottica è dunque indispensabile modificare alcuni passaggi della Legge sugli aiuti allo studio (LAst) del 2015, fortemente influenzata dal famoso concordato di armonizzazione, con lo scopo di invertire l’inverosimile e poco lungimirante direzione intrapresa dal DECS.

Per difendere e potenziare il diritto allo studio e assicurare un futuro allo sviluppo socio-economico della nostra regione, il sindacato studentesco intende lanciare una petizione, la quale tiene conto della situazione economica sopracitata, con il chiaro intento di riorientare la politica scolastica e giovanile in un senso maggiormente virtuoso. Proprio perché il ramo produttivo sta andando e parzialmente già si trova in un quadro generale stagnante, è più che imperativo rafforzare la formazione di alto livello della classe lavoratrice per garantire all’economia ticinese un potenziale di sviluppo necessario a reggere la crescente concorrenza globale. Questione altrettanto importante di quanto appena descritto, un approccio più integrativo, che garantisca una mobilità sociale maggiore, non può che migliorare la situazione occupazionale e sociale della futura fascia attiva della popolazione ticinese, andando quindi ad attenuare e, si auspica, ad eliminare la sempre più accentuata precarizzazione dei lavoratori.

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