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L'OSPITEPiano cantonale delle aggregazioni

30.10.17 - 18:43
Associazione Ticinese per l’Autonomia dei Comuni
Ti-Press
Piano cantonale delle aggregazioni
Associazione Ticinese per l’Autonomia dei Comuni

BELLINZONA - L’Associazione Ticinese per l’Autonomia dei Comuni (ATAC) in merito alla fase due della consultazione per il Piano Cantonale delle Aggregazioni (PCA) fa notare quanto segue:

- Nella stesura del PCA il Consiglio di Stato non ha praticamente tenuto conto delle osservazioni che i Comuni hanno inoltrato nella fase uno. Questo modo d’agire mostra che da parte del Consiglio di Stato non vi è nessuna voglia di rispettare l’autonomia comunale e le loro amministrazioni.

- Visto che gli obiettivi che il CdS si era prefisso con le aggregazioni non sono stati raggiunti, anzi in molti casi si sono peggiorate le situazioni, sarebbe stato lecito attendersi dal CdS maggiore prudenza e minor arroganza nel portare avanti il progetto.

- Il CdS non ha minimamente tenuto conto delle numerosissime lamentele che giungono dagli ex-Comuni ora divenuti quartieri e non ha proposto nessuna modifica sostanziale per attenuare questa situazione.

- Il fatto di mettere degli incentivi per le aggregazioni non è altro che un ricatto verso i Comuni. Un’aggregazione deve essere fatta solo se i Comuni interessati la ritengono utile e non con le forme di ricatto di cui il CdS (tramite la sezione Enti locali) si è specializzato in questi anni.

- La proposta di ritoccare il contributo perequativo a quei Comuni che non intendono aggregarsi è un altro ricatto di cui il CdS dovrebbe vergognarsi perché è una proposta che lede il federalismo.

Mentre ovunque si lotta per ottenere maggior autonomia, da noi si fa il contrario, laddove esiste l’autonomia si cerca di cancellarla per scopi eminentemente speculativi. Affidare il potere a poche persone, come si vuol fare in Ticino, ha, storicamente, sempre dato risultati negativi contribuendo a far nascere e prosperare istituzioni arroganti e pericolose per la democrazia.

L’ATAC ritiene che tutta la politica aggregativa portata aventi finora non ha ottenuto i risultati sperati per cui, come fanno le persone intelligenti, quando una cosa non funziona, occorre interromperla per cercare altri mezzi per ottenere i risultati auspicati.

Ultimamente si è capito che a non funzionare in modo adeguato non sono i Comuni bensì il Cantone in quanto non riesce ad uscire da quelle dinamiche che da tempo si porta appresso e che crea quelle spiacevoli situazioni di cui si è molto parlato in questi ultimi tempi. Non basta insabbiare tutto per risolvere i problemi, occorre agire come si fa nella parte sana del Cantone che è rappresentata dai Comuni medi e piccoli.

In conclusione riteniamo che le continue centralizzazioni non funzionano poiché il Comune (a differenza di quanto pensa il CdS) è un insieme di cittadini e non tanto un’entità finanziaria, e pertanto per funzionare abbisogna della collaborazione di tutti i cittadini e non degli interessi delle varie lobbies che, tramite le aggregazioni, intendono impossessarsi del territorio per gestirlo a loro piacimento.
  

RISPOSTE ALLE DOMANDE DEL QUESTIONARIO
Non possiamo rispondere a questa domanda perché siamo contrari di principio agli scenari di questo progetto.
NO - Le aggregazioni devono essere fatte senza incentivi finanziari ma secondo ideali disinteressati. Gli incentivi così elargiti fungono da ricatto politico. Gli incentivi dovrebbero essere destinati a tutte quelle opere ritenute importanti indipendentemente dalle aggregazioni.
NO - Vista l’imposizione predominante nella politica delle aggregazioni (dall’alto verso il basso) ogni coinvolgimento democratico è positivo. Sarebbe auspicabile anche una corretta informazione ciò che finora non si è verificato.
NO – Oltre ad essere illegali, queste aggregazioni obbediscono unicamente a logiche di interessi economici contrari al bene pubblico.
NO – Si tratta di scenari privi di logica territoriale e in tutti i casi contrari ai principi dell’autonomia comunale
NO – Il contributo perequativo non deve penalizzare in alcuna maniera quei Comuni che, democraticamente, optano per la propria autonomia.
NO - Come per la domanda precedente, il contributo perequativo non deve penalizzare comuni favorevoli all’autonomia. Sarebbe invece auspicabile togliere il contributo perequativo alle città in quanto devono essere in grado di autogestirsi finanziariamente. Le proposte qui suggerite consistono in un ricatto politico, immorale e vergognoso.
NO – Questi crediti dovrebbero essere elargiti a tutti i Comuni indipendentemente dall’attuazione di un progetto aggregativo.
Tutti i progetti aggregativi previsti ledono i principi dell’autonomia comunale poiché non scaturiscono da una valutazione democratica e non tengono conto dei valori storici e culturali delle varie comunità. Essi vengono calati dall’alto e non tengono conto delle esigenze degli attuali Comuni che, nella maggior parte dei casi, si vogliono ridurre ad anonimi quartieri senza prospettive.

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