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L'OSPITEParco del Locarnese, dimostrare intelligenza

26.10.17 - 23:14
Kevin Pidò, Coordinatore MV Locarno
Parco del Locarnese, dimostrare intelligenza
Kevin Pidò, Coordinatore MV Locarno

Dire SÌ al parco è semplicemente dimostrare intelligenza e chiaroveggenza, lasciare che la creatività e lo spirito imprenditoriale si sviluppino, essere altruisti e avere una visione globale del futuro in modo che, per che no, i nostri figli vogliono stabilirsi, vivere, lavorare, sviluppare in questa splendida valle! Dire sì è anche lasciare alle spalle vecchie storie e pregiudizi, essere positivi e fiduciosi in un progetto comune utile direttamente e indirettamente a tutti. La presenza del parco, può essere solo che positiva e porterà fiducia agli investitori privato o no, per coloro che avranno ad esempio ristrutturazione di rustici, nuovi progetti verso un turismo sostenibile, nuovi prodotti, per i contadini ecc. Non dire Sì è condannare la valle a una destinazione che nessuno vuole e a breve una nuova fusione… Viva il Parco !

Il candidato Parco Nazionale del Locarnese si trova nel “selvaggio sud”della Svizzera, laddove la placca africana si scontra con quella europea. È una regione caratterizzata da estremi:terreno frastagliato con gole profonde, fiumi impetuosi e coperto da una fittissima foresta che ricorda una foresta vergine.
Il settimanale tedesco “DerSpiegel” le ha dato il titolo “In capo al mondo – nel mezzo dell‘Europa” e ha scritto: “qui l’abitante stressato delle grandi città, non solo può dimenticare il frastuono della civilizzazione, ma scopre pure una natura selvaggia. Nel 1964 lo scrittore Max Frisch scelse proprio
questa regione come suo rifugio e se ne lasciò ispirare nel racconto “L‘uomo nell‘Olocene”.
In passato la regione era densamente popolata, ma su terreni impervi come questi l’agricoltura bastava tutt’al più per la sussistenza e la fame era sempre in agguato. A crescere veramente bene sulle pendici sassose erano solo i castagni, i cui frutti rappresentavano per molti l’alimento principale.
In altitudine, dove il castagno non cresce più, si coltivava invece la segale e a partire dall’inizio dell’ottocento anche la patata. L’unica industria di rilievo della regione fu quella della paglia. Infatti fra il 16° e il 19° secolo gli eleganti cappelli di paglia intrecciati dalle donne della Valle Onsernone fecero furore fra Le signore benestanti delle grandi città europee e la fortuna di abili commercianti i cui grandi palazzi si possono ammirare ancora oggi. Di fatto già dalla fine del 16o secolo la regione era sovrappopolata e molte famiglie povere delle Centovalli e della Vicina Valle Vigezzo si vedevano costrette a mandare i loro bambini nelle grandi città della vicina Italia dove lavoravano come spazzacamini. Altri giovani della regione partivano alla volta dell’Italia, della Francia, della Germania e delle Fiandre per cercar fortuna come muratori, stuccatori, imbianchini o facchini. Nel 19o secolo le mete degli emigranti si spostarono oltre oceano, verso l’America del nord e verso l’Australia e nel corso del 20o secolo gran parte delle superfici coltivate furono definitivamente abbandonate e riconquistate poco a poco dalla natura. Le innumerevoli vestigia della rigogliosa cultura alpina d’un tempo sono oggi immerse in una densa foresta. Si tratta d’imponenti terrazzamenti, di migliaia di rustici e di decine di villaggi intatti, quasi tutti elencati nell’inventario federale degli insediamenti
svizzeri meritevoli di protezione.

Chi è alla ricerca d’avventura e di natura selvaggia li trova dunque per così dire davanti all’uscio di casa propria. Poche centinaia di metri sopra Ascona e Brissago comincia infatti la quasi impenetrabile foresta del candidato Parco Nazionale del Locarnese. Il sentiero s’inerpica dalle rive del Lago Maggiore fin sulla vetta del Monte Ghiridone a quasi 2200 m s.l.m. Dall’altra parte del monte: una discesa mozzafiato nelle Centovalli fino alla gola della Melezza,una sorta di Gran Canyon in versione ridotta. Si prosegue poi su un’antica mulattiera in direzione della selvaggia valle Onsernone, definita dal settimanale tedesco “Der Spiegel”: “il più bel vicolo cieco della Svizzera”. Da non perdere poi l’esclave molto particolare del candidato Parco Nazionale, ossia il villaggio in legno di Bosco Gurin, fondato nel 1244 da immigranti Walser di lingua tedesca provenienti da oltralpe.

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