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OSPITEAIM SA, una scelta ideologica

09.02.17 - 11:00
Eugenio Zippilli, membro del comitato referendario
AIM SA, una scelta ideologica
Eugenio Zippilli, membro del comitato referendario

Le ragioni a sostegno della trasformazione delle Aziende Industriali di Mendrisio (AIM) in società anonima (SA) sono le stesse che ripetitivamente vengono propinate quando si vuole procedere alla privatizzazione di un servizio pubblico, sia esso nazionale, cantonale o comunale: maggiore flessibilità organizzativa, maggiore autonomia aziendale, più efficienza operativa. Ragioni più ideologiche che pragmatiche, alla luce delle conseguenze negative che qualsiasi privatizzazione finora messa in atto ha comportato, sia per i servizi erogati che per i dipendenti dell’azienda.

Nello specifico si denuncia la “inadeguatezza procedurale e formale a gestire nell’ambito del diritto amministrativo dell’istituzione locale la dinamicità dei mercati dell’energia e dei clienti a libero mercato” (cfr. MM 61/2015). Si tace però sulle controindicazioni.

Facciamo due esempi. L’azienda elettrica AGE SA di Chiasso viene accusata di gestione opaca, tanto che si vorrebbe istituire un ente di controllo. Ente che – detto per inciso – a poco servirebbe vista l’indipendenza gestionale della società anonima.

L’AIL SA di Lugano nel 2006 ha pensato, in piena autonomia, di fare un grosso affare acquistando azioni Alpiq per un valore di 112 milioni di franchi, ma oggi ne paga il pesante scotto a seguito della crisi in cui è sprofondata quella società. Infatti, il valore delle azioni si è più che dimezzato.

Una società anonima comporta anche questo: opacità gestionale e potenziale rischio di avventure speculative, senza che i rappresentanti eletti dal popolo possano fare alcunché. L’esperienza dimostra quanto sia difficile ottenere informazioni esaurienti sulle attività dei consigli di amministrazione.

Di converso, l'azienda elettrica di Bellinzona, tuttora di diritto pubblico per decisione popolare, deve operare e opera in modo trasparente concorrendo al bilancio comunale con importanti utili, mentre i cittadini e le cittadine della capitale (e dei comuni convenzionati) usufruiscono di tariffe tra le più basse della Svizzera. Evidentemente, anche un ente municipalizzato può operare sul mercato in modo efficace. Come peraltro hanno fatto finora le stesse AIM.

Siamo in un circolo vizioso. Le forze politiche che oggi si dicono costrette ad adeguare la “governance” delle aziende pubbliche al diritto privato sono le stesse che a livello nazionale hanno voluto la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. È ora di rompere questo schema.

Anche se il caso AIM riguarda una realtà locale, non va ignorato che i suoi promotori adottano, scientemente o meno, la prassi politica neoliberista ormai universalmente diffusa, la quale mira a trasferire al settore privato compiti tradizionalmente affidati alle istituzioni statali, mercificando beni, servizi e valori di interesse collettivo. L’impresa come paradigma della società e la concorrenza quale rapporto selettivo tra enti e individui comporta il regresso sociale dell’ognuno per sé, tanto gradito alle oligarchie capitalistiche quale strumento divisivo per rafforzare la propria egemonia. Oligarchie che testardamente anelano ad affrancarsi dai vincoli democratici che hanno ispirato gli stessi Stati liberali del dopoguerra.

 

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