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L'OSPITE«Il mio SI al Parc Adula»

09.11.16 - 12:17
Lara Ambrosetti-Giudici, Serravalle, Gruppo a sostegno del Parc Adula Valle di Blenio
«Il mio SI al Parc Adula»
Lara Ambrosetti-Giudici, Serravalle, Gruppo a sostegno del Parc Adula Valle di Blenio

Ci stiamo avvicinando all’imminente votazione del progetto Parc Adula, sul quale i cittadini residenti nelle aree interessate dovranno finalmente esprimersi. A una quindicina d’anni dall’esordio del progetto, il dibattito ha assunto soprattutto recentemente toni decisi, a sostegno di argomentazioni costruttive e lungimiranti, ma al contempo sono emerse anche voci piuttosto critiche. Analizzandolo dalla sua nascita, a mio modo di vedere, questo progetto ha avuto la sfortuna di partire con il piede sbagliato, interpretato ‚ognuno a modo suo‘, immediatamente etichettato come un nebulosa trappola di stampo tipicamente ambientalista a senso unico, identificato come un insieme di restrizioni calate dall’alto a scopo di tutela ambientale, ed è purtroppo rimasto tale nell’immaginario di molti. La sensazione di scetticismo, non lo nascondo, l’ho avuta anch’io quando agli albori il progetto era poco definito.

La mia curiosità ed apertura verso le novità mi hanno tuttavia portato ad approfondire la questione, raccogliendo informazioni alle varie serate di presentazione e partecipando a delle escursioni sul territorio interessato promosse dall’omonima associazione. Seguendone l’evoluzione, con il tempo sono stata in buona parte rassicurata e mi appare sempre più chiaro che il progetto Parc Adula potrebbe offrire delle opportunità uniche da esplorare, almeno per un primo periodo di 10 anni. Ho la sensazione che occorre sperimentare questa situazione, sarebbe a mio avviso sciocco escluderla in partenza. Non è un progetto perfetto, ammesso che la perfezione esista, ma occorre rifletterci a fondo dato che la posta in gioco è molto importante e delicata perché interessa la regione in cui viviamo. Occorre che tutti si informino adeguatamente e prendano una decisione in modo responsabile. La reticenza di taluni deriva purtroppo dalla disinformazione, a volte dettata dal semplice e comodo passaparola non approfondito, senza reale fondamento o peggio ancora senza la volontà irresponsabile di entrare nel merito, oppure ancora dall’interpretazione personale fuorviante di frasi scritte nella Charta. Voteremo esclusivamente su quanto riportato nella Charta del parco così come presentata, perché dovrebbe essere diversamente? Mi ha colpito in certi frangenti con quale aggressività alcuni contrari hanno manifestato la grande paura di un inganno nascosto, di scenari apocalittici e di una via di non ritorno da una nuova realtà piena di vincoli. Su quali fondamenti reali si basi questo scetticismo non è propriamente dato a sapere. Esiste una diffidenza di principio di difficile comprensione, forse per una paventata paura di sudditanza, in nome di una presunta libertà che però già attualmente di fatto non esiste, in quanto già vigono leggi che regolamentano il nostro territorio e che tali rimarrano nella zona periferica. Non v’è dunque motivo fondato di credere che il senso del progetto sia diverso da come viene presentato nella Charta. Per contro la Charta indica che la zona centrale si limita ad un’area ridotta in alta quota che è già ampiamente regolamentata, come ad esempio il piano della Greina e della vetta dell‘Adula, accessibili a tutti ma praticamente isolati per 8 mesi all’anno. Ho attraversato di recente una parte della Greina Alta in un fine settimana di bel tempo ed ho incontrato sul sentiero 8 persone ed un camoscio. Non temo certo il turismo di massa nella zona centrale in quanto onestamente non penso nemmeno sia alla portata di tutti fare questo genere di escursioni che richiedono pur sempre un certo impegno fisico. La Charta dice che nella zona centrale la continuità delle attività degli alpeggi, delle capanne e la pastorizia saranno garantite, le zone di bandita di caccia rimarranno identiche, come pure la rete dei sentieri rimarrà invariata. La questione dei grandi predatori, recentemente sollevata da taluni, spaventa a giusta ragione il mondo rurale di montagna e non solo, ma questa è in ogni caso materia di regolamentazione a livello nazionale per tutta la Svizzera, indipendentemente dall‘istituzione del Parc Adula. Personalmente non vedo futuro per l’agricoltura di montagna e la pastorizia nella nostra regione in presenza dei grandi predatori, perché semplicemente non esistono soluzioni pratiche compatibili ed attuabili per la convivenza delle due parti. L’agricoltura finché resiste contribuirà a rallentare l’avanzamento inerosabile del bosco e la salvaguardia del nostro meraviglioso paesaggio alpino. Chi denuncia la riduzione della superficie dei pascoli alpestri e l’aumento della superficie minima del bosco all’interno della zona centrale sa perfettamente che ciò è soprattutto legato al fatto che sempre meno gente si cimenta in professioni legate all‘agricoltura e questa conseguenza nelle zone più discoste rappresenterà un‘involuzione naturale inevitabile dettata dai tempi moderni e dai cambiamenti climatici globali, tutto ciò indipendentemente dal Parc Adula. Perché non immaginare che il Parc Adula possa invece agire a complemento dell’attività agricola?

L’agricoltura potrebbe trarne dei benefici e delle sinergie oltre che degli incentivi e sfruttarne il marchio per vendere i propri ricercati prodotti, come già avviene in altre realtà simili. Chi poi si oppone al progetto Parc Adula motivandolo con l’impossibilità di uscire dai sentieri nella zona centrale e sentendosi così limitare la propria libertà negli spostamenti (in quanti poi escono realmente dai sentieri per raggiungere le nostre vette?), è pure gente che regolarmente fa viaggi all’estero visitando ed attraversando parchi nazionali, percorrendo vie predefinite magari per raggiungere qualche piccola-grande vetta in Nepal o il Kilimanjaro alla ricerca di nuovi orizzonti. Perché dunque non applicare la stessa coerenza e rispetto anche verso il nostro territorio? Io stessa ritengo di aver viaggiato relativamente molto rispetto alla media bleniese, a piedi e con ogni genere di mezzo di trasporto, ed ho potuto constatare che le zone di pregio naturalistico e paesaggistico, sia di zone già sviluppate che di quelle in via di sviluppo vengono spesso definite ed indentificate con un nome di marchio come simbolo immediatamente riconoscibile, a tutela dell’identità, della conservazione e dello sviluppo del territorio, portando valore aggiunto, ma assolutamente senza svilirne il senso. Agli scettici ed ai contrari chiedo per contro che danno potrà mai arrecare un marchio? Sulla tendenza di quanto già succede in altre zone del mondo, anche la promozione del nostro pregiato territorio trarrebbe beneficio dal marchio Parc Adula, acquisendo immediata visibilità al di fuori dei nostri confini e valorizzando la nostra interessante cultura alpina. Il marchio potrebbe in questo modo catalizzare ed attrarre altre risorse, se sfruttato come strumento di promozione e simbolo di riconoscimento della regione, l’immagine verso l’esterno ne verrebbe ulteriormente nobilitata. Il Parc Adula andrebbe così ad assumere un ruolo ad effetto trainante per ulteriori progetti ed investimenti. Viviamo in un mondo sempre più veloce, compulsivo ed assetato di risposte sempre più immediate. Per reagire in modo più efficace alle sfide quotidiane e per stare al passo con la concorrenza, occorre uscire dai vecchi schemi. Non possiamo infatti più pensare di impostare la nostra quotidianità come 50 o 100 anni fa. Interpretando una forma di pensiero liberale, il benessere generale della nostra valle dipende soprattutto da noi e dalle nostre decisioni. Sicuramente il Parc Adula non sarà la soluzione a tutti i problemi della nostra regione ma potrebbe rappresentare il punto di partenza per una svolta e chissà che magari possa determinarne anche un cambiamento nella sua storia.

Dando vita al Parc Adula, si darebbe un segnale di forte rispetto e attaccamento alla nostra terra e alle nostre origini, di profondo orgoglio e di appartenenza alla nostra valle, ma anche soprattutto di forte apertura a nuovi impulsi e scenari in ottica globale al di fuori dai nostri confini. La votazione comunque vada sarà determinante per il futuro della Valle di Blenio e soprattutto per quello delle nuove generazioni che vi risiederanno. La mia speranza è che tutti, ma in particolare proprio questi giovani, si facciano interpreti e sostengano con fiducia ed ottimismo il progetto Parc Adula. Difficilmente si ripresenterà in futuro un’altra opportunità di visibilità per promuovere il nostro turismo e la nostra debole economia locale. Vista la situazione congiunturale planetaria stabilmente al ribasso a tutti i livelli da diversi anni a questa parte, non attendiamoci troppi incentivi statali nel prossimo futuro. È indubbiamente al di fuori dei nostri confini che dobbiamo cercare nuovi impulsi e risorse. Perché dunque rifiutare una simile opportunità? Molti scettici o contrari affermano che vorrebbero vedere un riscontro economico immediato per credere che questo progetto sia realmente funzionale. Probabilmente è impossibile quantificarne concretamente la ricaduta positiva, ma quanto è certo è che non sostenendola, questa opportunità cadrebbe già in partenza senza avere la possibilità di sperimentare possibili interessanti prospettive per il futuro. La domanda fondamentale da porci è se vogliamo dimostrare apertura e cogliere i lati positivi e propositivi del progetto Parc Adula con coraggio e lungimiranza, o se vogliamo chiuderci e rispolverare ad ogni costo la banale scusa di sentirsi una volta di più vittima di un complotto. È stata scelta la nostra zona per questo progetto per le sue caratteristiche paesaggistiche, sarebbe davvero peccato non approfittare dell‘opportunità che ci viene presentata. Se le risorse destinate al Parc Adula non dovessero trovare terreno fertile nella nostra regione, andranno certamente a beneficio di altre zone. La volontà univoca sia di chi sostiene questo progetto che di chi invece lo osteggia è quella di poter contribuire a garantire un futuro alla nostra bella regione ed il benessere di tutti coloro i quali ci vivono quotidianamente.

Agli scettici chiedo dunque perché non unire le forze dimostrando unità d’intenti dato che l’obbiettivo di rivitalizzare la nostra regione è comune? Impariamo a trovare punti di incontro, a vedere con fiducia il bicchiere mezzo pieno anziché ostinarsi a seminare paure, negatività ed a sottolineare divergenze. Permettiamoci una volta tanto di essere un po‘ visionari e contribuiamo tutti attivamente con entusiasmo alla realizzazione di qualcosa di unico, fuori dagli schemi, per valorizzare la nostra terra. Personalmente ho un innato ottimismo e sarò molto fiera di abitare in futuro nella zona denominata Parc Adula. Per tutti questi

motivi ho già votato SI al Parc Adula e auspico che molti lo faranno entro il prossimo 27 novembre.

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