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L'OSPITEQuale presidente per il PLR?

07.09.16 - 09:00
Matteo Quadranti, Gran Consigliere, già membro dell’Ufficio presidenziale PLR e Presidente distrettuale
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Quale presidente per il PLR?
Matteo Quadranti, Gran Consigliere, già membro dell’Ufficio presidenziale PLR e Presidente distrettuale

Un partito è fatto di persone e un essere umano è, e sarà, anche il suo presidente. Già per questa lapalissiana constatazione appare evidente che né l’amico Rocco Cattaneo né il futuro (o la futura) presidente possono essere macchine atte a rispondere a dei profili di perfezione. La storia, ma anche l’attualità, ci insegnano che nessun “leader maximo” detiene la verità assoluta e le strategie certe e infallibili. Errare è umano, ciò che conta è la buona fede, l’onestà intellettuale e l’attenzione incentrata all’interesse pubblico generale di fronte a quelli particolari. Se aggiungiamo che la democrazia e i partiti classici sono in difficoltà per varie ragioni che non v’è spazio qui di ripercorrere, il compito di un presidente non è di tutta evidenza facile e può risultare logorante. Il ruolo è di quelli che oggigiorno conferiscono più oneri che onori, uno spirito di sacrificio tendente al “martirio” considerati certi avversari e mezzi di comunicazione. Ma anche per questo può essere una sfida entusiasmante. Io resto dell’idea che la strada della “democrazia dei leader”, se possibile, non è auspicabile. Il PLR nel suo DNA non ha il “presidenzialismo”. Non c’è chi, da solo, indica la via, promette mari e monti o la salvezza. I partiti sono organizzazioni complesse e restano indispensabili. Rivitalizzando i propri organismi interni ad esempio sostituendoli o modificandoli per renderli proattivi e non solo di ratifica, non si potrà che far del bene al dibattito politico cantonale. Chi fa politica attiva al fronte, come il sottoscritto, ha spesso necessità di un “backoffice” di esperti che possa approfondire i temi e formulare proposte (non i soliti gruppi di lavoro ma un “outsourcing-home office” efficace). Nessun politico è un buon tuttologo. Per raggiungere uno scopo, per fare goal, ci vuole una squadra, un allenatore, una strategia e degli schemi di gioco. I partiti aggregano le domande, propongono soluzioni e indirizzano il voto. Il presidente e i vertici del PLR devono guidare il partito sulla via dell’inevitabile trasformazione con l’umiltà di chiedere aiuto alla propria base e alle proprie risorse tecnico-professionali. Il presidente dovrà sapere raccogliere i “racconti”, le “storie” dei cittadini e delle cittadine, dovrà avere la capacità di costruire delle “narrazioni” (anche attraverso nuovi approcci multidisciplinari e comunicativi) da condividere con gli elettori. Da buon narratore, il presidente, col suo team, dovrà anche immaginare una “futuranda” (o “futuribile”) società ticinese per mostrare che un conto sono le problematiche attuali che senz’altro debbono essere affrontate col pragmatismo dell’ordinaria amministrazione, ma deve pure occuparsi delle visioni, della gestione straordinaria e intergenerazionale.

Anche per questo credo che, proprio perché siamo in una fase di trasformazione, il prossimo presidente dovrà fungere da cerniera tra le generazioni - senza rottamazioni che sanno di consumismo e tolgono valore alla saggezza dei consigli derivanti dall’esperienza vissuta -, che abbia la memoria ma anche la volontà di andare oltre alle diverse sensibilità interne con imparzialità. In quest’ottica, a Rocco Cattaneo va riconosciuto, e lui stesso lo ammette, che il lavoro di coesione interna ha talvolta suscitato rimbrotti dall’una o dall’altra parte, ma è sempre stato fatto e va proseguito con spirito costruttivo e con l’entusiasmo di GLRT. Con umiltà e determinazione si tratta di ricucire il rapporto di fiducia col cittadino in modo da essere efficaci ed efficienti, coinvolgendolo, facendogli capire che nel PLR la sua opinione, il suo disagio, la sua storia personale, le sue sensibilità o preoccupazioni – che sono Politica - possono trovare spazio di ascolto e condivisione, suscitare dibattito. Nella società civile vedo sempre più crescere gruppi spontanei di discussione o condivisione di problematiche più svariate: ambientali, lavorative, sociali, etiche, economiche, … Ecco, questi gruppi dovrebbero poter trovare anch’essi ascolto da noi, togliendo talvolta la ruggine dagli ingranaggi formali di un partito che se è stato storico dovrà continuare a essere definito tale in un futuro che avrà saputo costruire attorno a sé.

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