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OSPITESì all’iniziativa a favore del servizio pubblico

22.05.16 - 08:00
Partito Comunista
foto TiPress
Sì all’iniziativa a favore del servizio pubblico
Partito Comunista

L’iniziativa popolare “a favore del servizio pubblico” che il popolo svizzero voterà il prossimo 5 giugno ha il merito di contestare i salari esageratamente elevati degli alti dirigenti dell’ex-regie federali e quello di criticare il degrado del servizio e delle condizioni di lavoro a seguito delle controriforme neo-liberiste iniziate nel 1998 con lo smantellamento delle PTT e con la trasformazione in società anonime rette dai principi del mercato delle allora aziende statali con quasi duemila uffici postali chiusi, l’aumento delle tariffe ferroviarie, ecc. L’iniziativa ha però un difetto: quello di non mettere in discussione la liberalizzazione dei servizi pubblici, come sarebbe stato auspicabile, né propone la gratuità degli stessi, ma si limita a vietare le cosiddette sovvenzioni trasversali. L’iniziativa non affronta nemmeno il problema, quello sì fondamentale, della parcellizzazione delle ex-regie federali. E’ questo modus operandi di “divide et impera” la contraddizione primaria del servizio pubblico odierno, ben prima dei salari esagerati.

Fatte queste premesse critiche, occorre però anche prendere atto anzitutto che a contrastare con foga questa iniziativa si trovi non solo la destra economica che di colpo sembra preoccupata del servizio pubblico che essa stessa ha voluto smantellare, ma anche quella parte di sinistra social-liberale e di movimento sindacale che nel 1997 rifiutò di sostenere il referendum comunista lanciato per impedire la privatizzazione delle ex-regie federali e che anzi si mise a sostenere il “new public management” di cultura neo-liberale. Il Partito Comunista preferisce quindi schierarsi con chi invece il servizio pubblico statale l’ha sempre difeso dal basso, come il Sindacato Autonomo dei Postini (SAP) dando un segnale chiaro di controtendenza rispetto alla prassi politica attuale!

Il Partito Comunista sostiene in particolare il fatto che le ex-regie federali non agiscano secondo la logica della massimizzazione del profitto ma che si muovano per offrire un servizio pubblico universale. Naturalmente questo non significa che è vietato fare utili: semplicemente non bisogna impostare la strategia aziendale solamente su di essi e sui vantaggi fiscali, bensì sull’offerta capillare del servizio alla cittadinanza. Allo stesso modo plafonare i salari e i bonus dei manager è il minimo da fare con un po’ di buon senso.

I contrari allarmano poi la popolazione sul fatto che in caso di accettazione dell’iniziativa vi saranno tagli e smantellamenti dei servizi periferici. Ma questo succede oggi! Nonostante il “sovvenzionamento trasversale” i tagli sui servizi periferici e non redditizi sta già avvenendo e anche in maniera piuttosto drastica. In 16 anni La Posta ha chiuso circa 2000 uffici postali perché facevano oltre 200 milioni di franchi di deficit. Eppure la stessa azienda ha dato alla Confederazione la stessa cifra attraverso i sovvenzionanti trasversali che sono andati in parte anche - ad esempio - all’esercito: di fatto con questa iniziativa si pretende trasparenza nei finanziamenti. Peraltro non è vero che l’iniziativa vieti i sovvenzionanti trasversali, e cioè il fatto che le unità redditizie di un’azienda soccorrano quelle in crisi del servizio base. L’iniziativa infatti lo autorizza, purché i soldi restino all’interno della medesima azienda pubblica!

L’invito quindi, nonostante le perplessità sull’effettiva utilità della proposta, è di mettere nell’urna un Sì a favore di un servizio pubblico al 100% in mano alla Confederazione e che non persegua il profitto ad ogni costo, ma valorizzi al contrario le condizioni di lavoro e la qualità del servizio universale. Non bisogna però illudersi che questa iniziativa risolva il cuore del problema che risiede nella parcellizzazione delle ex-regie federali sotto uno statuto di azienda operante in un ambito erroneamente liberalizzato.

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