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L'OSPITEIl 14 giugno “Salviamo il lavoro in Ticino”. Si al principio del salario minimo!

30.05.15 - 17:30
Rodolfo Pulino, Lega dei Ticinesi
Il 14 giugno “Salviamo il lavoro in Ticino”. Si al principio del salario minimo!
Rodolfo Pulino, Lega dei Ticinesi

Potere di contrattazione. È quella condizione che chi entra per la prima volta nel mondo del lavoro, senza alcuna esperienza, si accorge spesso di non avere. Ma è anche una condizione che purtroppo una certa categoria di lavoratori non avrà mai. Vuoi che si tratti di persone poco formati, vuoi che si tratti di lavori umili e semplici, vuoi che si tratti di settori non protetti da contratto collettivo o di settori lavoratori ormai saturi,  per un certo numero di lavoratori “a tempo pieno” il proprio salario corrisponde a quello che gli è stato semplicemente imposto dal datore di lavoro senza alcuna possibilità di contrattazione. Un numero che per una serie di concause che oramai sono sotto gli occhi di tutti. Si tratta del fenomeno del Working Poor, cioè di quei lavoratori che pur avendo un lavoro a tempo pieno sono costretti a vivere sotto la soglia di povertà. Per risolvere questo fenomeno la semplice applicazione dell’iniziativa votata quel famoso 9 febbraio non basterà. La clausola di preferenza e i contingenti aiuteranno ad eliminare il dumping e a far crescere i salari alle persone maggiormente richieste dal mercato del lavoro ma non avranno lo stesso effetto sulle classi più deboli della società.

Per questo motivo ritengo sia una forma di solidarietà e di giustizia sociale votare Sì il prossimo 14 giugno per inserire così il principio di un salario minimo all’interno nella nostra costituzione. Un salario minimo che verrà stabilito in base al settore dallo stesso governo che potrà adottare delle misure concrete in tutti i settori compresi, ma non solo, quelli maggiormente colpiti dagli abusi.

Un’iniziativa ben diversa da quella dei 4000 franchi per tutti recentemente bocciata a livello federale contro la quale i partiti borghesi avevano contrapposto critiche come ad esempio quella di non tener conto delle differenze settoriali. Tutte critiche che sono state tenute in considerazione nella formulazione di quest’ultima iniziativa.

Ora invece l’argomentazione principale dei detrattori del salario minimo sarebbe quella che il salario minimo si trasformerebbe in un dumping di stato trasformando quasi il salario minimo in un salario di “riferimento”. Nulla di più falso in quanto allora nei settori non coperti da contratto collettivo o da contratto normale di lavoro il salario minimo di “riferimento” sarebbe oggi quello di circa 2000 franchi al mese, appena al di sopra del minimo coperto dal sistema assistenziale. E pensare che il principio del salario minimo, ha tra i suo padri fondatori pensatori liberali piuttosto che marxisti-leninisti. Pensate che addirittura secondo l’economista ed esponente storico del liberalismo, tale Friedrich August von Hayek, non certo un amico dell'economia pianificata e centralista e ancor meno un riferimento per la sinistra, la garanzia di un salario minimo doveva  permettere a tutti di fare fronte ai propri obblighi. Che male c’è, dico io, ad aggiungere ai propri obblighi (affitto, assicurazioni sociali e obbligatorie) un minimo di dignità?

Il 14 giugno pertanto votiamo Sî all’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino!”

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