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ITALIAGabriele Muccino: "L'America è una sfida"

19.11.12 - 17:06
Il regista del film "L'ultimo bacio" ha deciso di restare in USA per allargare gli orizzonti professionali
Cover Media
Gabriele Muccino: "L'America è una sfida"
Il regista del film "L'ultimo bacio" ha deciso di restare in USA per allargare gli orizzonti professionali

MILANO - Gabriele Muccino prende le distanze dall’industria cinematografica italiana che troppo spesso è un «flop» totale. La prossima commedia romantica del regista uscirà nelle sale il 10 gennaio con «Quello che so sull'amore». Nel cast compaiono attori di primo piano come Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones e Dennis Quaid.

Per Muccino si tratta dell’ennesima sfida oltreoceano tesa a dimostrare il suo talento svincolato dalle logiche riduttive della cinematografica “made in Italy”. «Da noi il termine commerciale è una parolaccia, ma un film non commerciale è un flop. È quello che dopo due settimane va fuori mercato e porta alla bancarotta. Questa cosa mi fa infuriare: sentire registi e attori italiani che non vogliono lavorare nei film commerciali. Una roba che non ha senso, negli Stati Uniti. Forse la poesia o la pittura si possono fare senza soldi, ma il cinema no. E non capisco perché un film non possa essere allo stesso tempo di qualità, e vendere al botteghino», precisa Mucino consapevole delle logiche incalzanti che stanno dietro allo showbiz americano.

«L’Italia è li, nel mio cuore. Però lavorare in America è una sfida. È difficile, è il tentativo di spingermi a fare di più. È la competizione, che mette pressione sugli artisti e li aiuta a crescere. È la possibilità di realizzare le cose in grande, misurandosi con altri talenti. È avere successo di pubblico, e quindi anche girare film commerciali, che qui non sono una parolaccia. Mi fa infuriare, quando sento registi, sceneggiatori, attori italiani, che dicono di non voler partecipare ad operazioni commerciali. Cosa significa? I film che dopo due settimane escono dal mercato producono solo la bancarotta, e senza soldi non si possono girare belle storie».

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