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INTERVISTAMa non doveva esserci il sole oggi?

02.07.12 - 08:46
A tu per tu con il meteorologo Paolo Ambrosetti
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Ma non doveva esserci il sole oggi?
A tu per tu con il meteorologo Paolo Ambrosetti

LOCARNO - A tutti sarà capitato più di una volta di imprecare perché le previsioni del tempo non erano azzeccate e di pensare: “ma quelli di Locarno Monti non guardano fuori dalla finestra?”. A questa e altre domande risponde il meteorologo Paolo Ambrosetti.

Gira e rigira le previsioni del tempo non vanno mai bene che dire? È un mestiere un po’ ingrato a volte.
"In realtà dipende dagli utenti, chi ci segue regolarmente per lavoro come i contadini per esempio, riesce a vedere la qualità e i difetti della professione e spesso ha un’opinione positiva del nostro lavoro, ci torva affidabili; poi ci sono quelli che decidono di grigliare il 3 luglio perché è il loro compleanno: se quel giorno la previsione è giusta siamo dei maghi, se invece è capitato, e può succedere, che l’unico scroscio d’acqua della giornata ha interessato l’area in cui si trova la loro casa allora siamo degli incompetenti. Esagerando un po’ la situazione è questa…"

Conversazione tipo
Ambrosetti: Signor Rossi quel giorno le posso dire che ci saranno temporali sparsi.
Rossi: Allora sarà brutto.
Ambrosetti: No, ho detto che ci saranno dei temporali sparsi.
Rossi: Ma allora pioverà tutto il giorno.
Ambrosetti:  No, ho detto che ci saranno dei temporali.
Rossi: Sì, ho capito ma a casa mia pioverà? 

Questione di interpretazione
"Una giornata soleggiata con qualche temporale locale vuol dire proprio questo:  ci saranno delle zone colpite da qualche temporale.  Quali? Beh, i temporali sono come i funghi  dire che il momento è buono è una cosa, stabilire se crescerà sotto quella pianta 20 metri più in là è un’altra. Insomma il Signor Rossi non vuole sapere che tempo farà ma se a casa sua, sopra il suo grill, pioverà…Ma questo è sintomatico di una società che pretende la Natura sia al loro servizio".

Come gestisce però questo malcontento? Yoga, box… 
"Faccio yoga e thai chi da più di vent’anni  ma non per questo. In realtà ho una gran fortuna a esercitare questo mestiere perché sono sempre confrontato con i miei limiti e questo è molto salutare. Conoscendo la complessità che c’è dietro a questa professione, a volte mi stupisco di quanto riusciamo a essere precisi".
 
Allora vive bene gli errori?
"Sì. Non mi nascondo. C’è stato un famoso caso… erano i Campionati mondiali di ciclismo di molti anni fa e avevo sbagliato completamente la previsione, la sera ero in diretta a Comano e l’ho ammesso in tutta serenità.  Ho detto “Signori sono stato io a fare la previsione”, proprio perché sono cosciente dei miei limiti e dei limiti della meteorologia".

Con il senno di poi sceglierebbe ancora questa professione?
"Penso di sì. Arrivo dalla fisica teorica ma è paragonabile a lavorare in una torre d’avorio, ho bisogno di sentirmi utile e la meteorologia è un modo per dare un servizio alla collettività"

E da piccolo?
"Volevo fare il fisico. A dirla tutta però mio padre era meteorologo, e visto il mio spirito anti-gregario non volevo seguire le sue orme. Adesso ho superato anche questo, non mi importa più, nel senso che non sento il bisogno di distinguermi dagli altri. Comunque, tornando alle scelte di gioventù, sono sempre stato spinto verso la comprensione della natura umana per cui oscillavo tra fisica e antropologia culturale due materie che in un modo o nell’altro, studio e tempo libero, ho coltivato e coltivo tuttora".

La parola più utilizzata?
"Previsione. Da sempre credo, ancor prima che la meteorologia diventasse scienza. L’uomo ha sempre cercato di capire il tempo, all’inizio attraverso  l’osservazione empirica: cielo a pecorelle pioggia a catinelle".

I detti hanno un fondamento?
"Molti sì. Il classico rosso di sera bel tempo si spera è sostanzialmente corretto. Se è rosso di sera, vuol dire che il sole riesce a illuminare le nubi, il che significa che a ovest è bello e siccome il brutto tempo arriva solitamente da lì, il fatto che splenda il sole dovrebbe garantire che l’indomani farà bello. Non è che valga al cento per cento ma un certo margine di fondamento c’è, va detto che i detti sono strettamente legati alla realtà locale, tutti quei modi di dire che fanno riferimento a giorni precisi del calendario, tipo “se piov par l’ascensa par 40 dì sem mia senza, al contrario non hanno nessuna base empirica".
 
Quando incontra qualcuno, le chiede prima come sta o che tempo farà?
"Di solito mi chiedono come sto, però poi chiedono una consulenza… del tipo parto per le vacanze: cosa devo mettere nella valigia?"

I meteorologi di cosa parlano tra di loro, del tempo?
"Certo, siamo più preparati… In realtà parliamo di tutto, se è successo qualcosa di particolare in ambito meteorologico allora parliamo anche del tempo".

In vacanza le guarda le previsioni del tempo?
"Prima di partire le faccio, poi ogni tanto vado a vedere se più o meno corrisponde. Insomma un occhio al cielo ci scappa là… ma se mi trovo in mezzo a gente che non conosco evito, anzi, di solito non dico nemmeno che lavoro faccio. A chi me lo chiede rispondo candidamente: “Faccio il bello e il cattivo tempo”. Ognuno intrepreta poi come vuole".

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