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CINEMAUrsula Meier racconta le riprese di "Sister"

08.05.12 - 08:16
Premiato con l'Orso d'Argento Speciale all'ultimo Festival di Berlino, il film Sister approderà nelle sale cinematografiche ticinesi a partire da venerdì 11 maggio.
foto Produzione
Ursula Meier racconta le riprese di "Sister"
Premiato con l'Orso d'Argento Speciale all'ultimo Festival di Berlino, il film Sister approderà nelle sale cinematografiche ticinesi a partire da venerdì 11 maggio.

LUGANO - “Sister” è la storia di un dodicenne, Simon (Kacey Mottet Klein), e di sua sorella Louise (Léa Seydoux), una giovane donna dai tanti amanti. Entrambi si mantengono grazie ai furtarelli commessi dal ragazzino ai danni dei ricchi turisti in villeggiatura sulle Alpi.

Una pellicola in cui la regista franco-elvetica ha voluto sottolineare un disagio sociale, un’indifferenza comune che non smette di sovrastare le nostre menti, focalizzate soltanto su noi stessi e, di conseguenza, incapaci di dispensare altruismo.

Come per il suo film precedente, “Home” (Svizzera, 2008), la sceneggiatura è molto singolare... Me ne racconta il concepimento?
Soltanto nel momento in cui avevo già iniziato a sviluppare l’archetipo della storia è riemerso in me un ricordo d’infanzia: ho vissuto buona parte della mia vita ai piedi del Massiccio del Giura e talvolta salivo alla stazione sciistica. In quelle circostanze mi capitava spesso di incrociare un ragazzino che si aggirava per le piste tutto solo. Qualche tempo dopo venni a sapere che derubava i clienti degli alberghi e dei ristoranti...

Cosa l’ha spinta a mettere in luce l’emarginazione?

Ho voluto mostrare il territorio elvetico in un altro modo. Poiché una sorta di malessere sociale esiste anche qui alle nostre latitudini. Non dobbiamo pensare che simili situazioni vengano vissute soltanto all’esterno dei nostri confini...

Simon, uno dei due protagonisti, è interpretato da Kacey Mottet Klein, il giovane attore che lei aveva già diretto in “Home”... Perché di nuovo questa scelta?

Francamente non avrei potuto prendere una decisione migliore. Già durante la lavorazione dello script ho pensato che quello sarebbe stato il suo ruolo. Per la sua fisicità, ma anche per il suo carattere, paradossalmente sensibile e duro nel medesimo tempo.
Mi racconti, invece, del coinvolgimento di Léa Seydoux (“Midnight In Paris”, “Mission: Impossible – Protocollo fantasma”) per il ruolo di Louise...

Prima di optare per lei aveva pensato a qualcun altro?

Durante il casting avevo pensato a un’altra attrice, della quale, però, non posso rivelarle il nome. Ma Léa ha dato qualcosa in più al suo personaggio, qualcosa che la sceneggiatura non indicava...

Come è nata la collaborazione con John Parish, colui che si occupato della colonna sonora?

Durante il montaggio del film ascoltavo “Dance Hall At Louse Point”, un album che PJ Harvey ha realizzato con l’apporto di John nel 1996. La prima traccia, “Girl”, mi ha colpito così tanto che me ne sarei servita per musicare l’intero film. Ma, poi, alla fine, l’ho utilizzata  qua e là con l’aggiunta di alcune nuove composizioni concepite da Parish appositamente per la pellicola...
 

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