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CANTONEEcco ciò che può fare la magia di una fiaba

22.05.18 - 06:01
Dopo una tappa ad Amatrice, la compagnia teatrale Nicole & Martin approderà a Tesserete
Ecco ciò che può fare la magia di una fiaba
Dopo una tappa ad Amatrice, la compagnia teatrale Nicole & Martin approderà a Tesserete

TESSERETE - Da quasi 20 anni Nicole e Martin Gubler hanno dato vita alla compagnia teatrale Nicole & Martin portando in scena le fiabe dei fratelli Grimm, non solo in territorio elvetico ma in tutto il mondo. I due artisti svizzeri vivono in una roulotte con i figli Sacha e Sameul (8 e 11 anni) e saranno anche a Tesserete dal 25 al 27 maggio. Abbiamo incontrato Martin.

Vivete la maggior parte dell'anno tra la vostra roulotte e la “White Tent” (il tendone da circo dove prendono vita i loro spettacoli, ndr). A Pasqua siete stati ad Amatrice. Che effetto vi ha fatto vedere persone che vivono in una tenda non per scelta?

«L’impatto è stato molto forte. Sembrava di essere in un luogo dove è da poco scoppiata una bomba: le case divelte, detriti in ogni dove, macchine abbandonate sulla strada, il bucato steso sulle terrazze pericolanti. Tutto sembrava morto. Sembrava fosse successo da un mese, non due anni fa. Abbiamo montato il nostro tendone nella piazza del paese dove prima c'era la scuola. Nostro figlio Sacha (8 anni) era preoccupato e diceva: «non possiamo festeggiare Pasqua qui», gli sembrava troppo triste. La gente è ancora profondamente toccata».

Che segnale avete voluto trasmettere presentando i vostri spettacoli tra le macerie di Amatrice?

«Il teatro di Roma ci ha invitati ad Amatrice per portare gioia e spensieratezza agli abitanti. Dopo una catastrofe simile molte persone si sono chiuse in loro stesse. Arrivare con il nostro tendone è stato come creare un ponte comunicativo diverso, capace di donare loro nuovi pensieri e, soprattutto, farli riunire e parlare di altro, non delle solite problematiche legate alla situazione, quindi. Qualcuno potrebbe dire che è assurdo: queste persone non hanno bisogno di un teatro mobile ma di case! È vero, ma ogni tanto basta poco per regalare un po’ di respiro».

Hai avuto occasione di parlare con le persone del posto?

«Sì, certo. In particolare mi ha colpito un signore anziano che è venuto a tutti i nostri spettacoli: piangeva sempre ricordando com'era bella Amatrice. Non finiva mai di ringraziarci, dicendo che grazie a noi aveva messo da parte i brutti pensieri. Un'altra storia che mi ha fatto commuovere è stata quella di un bambino di circa 10 anni: il giorno in cui stavamo smontando il tendone per andarcene è venuto a salutarci raccontandoci che era vivo grazie al suo cane. Il cane che l'ha svegliato e tirato fuori di casa prima del terremoto».

Da quasi 20 anni portate in giro la vostra “White Tent”. Come fate a tenere accesa la passione per questa vita nomade e fuori dagli schemi?

«Credo che il nostro combustibile sia il pubblico. Per noi è vitale sentire che la gente ci è vicina e ama ciò che facciamo. Quando le persone assistono ai nostri spettacoli è come se sentissimo la loro felicità: sotto il tendone si crea qualcosa di magico. La nostra vita è piena di sacrifici, è impegnativa, dobbiamo allenarci giornalmente. Qualcuno potrebbe pensare «ma chi ve lo fa fare?». La risposta è che per noi vale la pena farlo, perché sentiamo che c'è uno scambio tra noi e le persone che ci seguono».

Puoi immaginare una vita senza roulotte e senza “White Tent”?

«Sì, certo, ma la nostra filosofia è quella di continuare a vivere questa vita sino a che sentiremo la passione per quello che facciamo. Se mai dovessimo percepire dei segnali che ci indicano che è il momento di cambiare, cambieremo strada. Da quasi 20 anni non è mai successo. Anzi, quando stiamo fermi a Losone per la pausa invernale non vediamo l'ora di ripartire. Siamo molto grati a tutte le persone che ci aiutano. Io, comunque, faccio il carpentiere e, se proprio dovessi smettere, avrei un altro lavoro a cui dedicarmi. Non ci identifichiamo in quello che facciamo e siamo aperti ad eventuali cambiamenti che la vita ci riserverà».

I vostri figli si sentono diversi rispetto ai loro coetanei?

«Non si può mai dare tutto ai propri figli: ogni tanto vorrebbero avere una casa ed essere più statici, mentre i bambini che ci conoscono durante le nostre tournée desidererebbero partire con noi. Sacha e Samuel stanno crescendo bene, incontrano molte persone, sono felici e, soprattutto, da un pò di tempo partecipano con noi agli spettacoli. E questa è un'esperienza preziosa per la nostra famiglia».

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