Un'organizzazione ebraica ha comprato un'intera pagina del Washington Post per criticare l'annullamento di un concerto a Tel Aviv
WASHINGTON - Un'intera pagina del Washington Post comprata per accusare Lorde di antisemitismo. La cantante neozeolandese è stata attaccata da "This World: The values network", un'organizzazione ebraica guidata dal rabbino Shmuley Boteach.
A scatenare l'ira del gruppo è stata la decisione di annullare un concerto previsto per il 5 giugno: Lorde ha risposto all'invito di due fan, neozelandesi come lei ma una di origine israeliana e l'altra proveniente dalla Palestina. Entrambe hanno spiegato alla popstar che «esibirsi a Tel Aviv sarebbe interpretato come un tuo supporto alla politica di Israele, anche in assenza di tue dichiarazioni esplicite al proposito». Dopo aver discusso con il suo entourage la cantante ha deciso di cancellare l'esibizione primaverile.
Lorde accused of anti-semitism in full page Washington Post ad as fallout from cancelled Israel concert continues https://t.co/Hc7IoCi1yT pic.twitter.com/G9WDQ4zLVX
— 1 NEWS (@1NewsNZ) 1 gennaio 2018
Una scelta che non è piaciuta per niente a Boteach: «Boicottiamo i boicottatori e diciamo a Lorde e ai suoi amici bigotti che nel ventunesimo secolo non c'è spazio per l'odio verso gli ebrei» ha scritto, corredando al testo un'immagine di Lorde circondata da foto di scenari di guerra. Molto critico pure l'ambasciatore israeliano in Nuova Zelanda, che sostiene che la musica «deve unire, non dividere, e il tuo concerto a Tel Aviv avrebbe contribuito a portare uno spirito di speranza e pace in Medio Oriente».
Lorde non ha per il momento commentato pubblicamente, ma sui suoi canali social si è scatenato il dibattito tra i favorevoli e i contrari alla decisione. Su Instagram è stata scelta una forma di confronto molto particolare: i commenti ai suoi post sono invasi di bandiere israeliane o palestinesi.