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CANTONEUnder Changeover, musica in evoluzione

30.01.17 - 06:00
In uscita il 10 febbraio il primo album omonimo di Under Changeover, un progetto interamente strumentale dietro al quale si cela il pianista e tastierista luganese Adriano Iiriti
Under Changeover, musica in evoluzione
In uscita il 10 febbraio il primo album omonimo di Under Changeover, un progetto interamente strumentale dietro al quale si cela il pianista e tastierista luganese Adriano Iiriti

LUGANO - Modulate alla perfezione, sonorità acustiche e sintetiche corrono, e si rincorrono, suddivise in nove tracce, all'interno di un unico “contenitore”. Classica, ambient, electro: difficile non (s)cadere nel banale. E Adriano Iiriti si mantiene in equilibrio, composizione dopo composizione...

Un percorso lungo, quello di Adriano, che ha iniziato da ragazzino con lo studio del pianoforte, sfociato, successivamente, in un primo progetto - realizzato all'inizio del nuovo Millennio con il fratello Luca - «dove venivano amalgamate melodie e field recording», mi spiega. «Parallelamente, suonavo la chitarra in un gruppo hardcore, ma qualche tempo dopo decisi di mollare tutto e focalizzarmi sulla scuola, pur continuando a scrivere pezzi per conto mio...». L'anno scorso mi sono reso conto che avevo lasciato qualcosa in sospeso... E ora eccomi qui, con questo primo album autoprodotto...».

Adriano, quali le origini che stanno alla base del nome del progetto, Under Changeover?

«Alla base c'è il termine tedesco Verwandlung, che significa metamorfosi: il  progetto non è basato su una musica statica, bensì su una musica che con il tempo vorrei fare evolvere. Under Changeover è un nome in cui si rispecchia la mia persona e dove anche altra gente può immedesimarsi: d’altra parte, il nostro è un cambiamento continuo...

Raccontami lo sviluppo dell’album…

«Lo sviluppo vero e proprio ha preso il via a febbraio 2016, quando ho deciso di riprendere in mano le idee che avevo messo in standby. Tutti i pezzi sono stati scritti durante i 10 mesi seguenti, eccetto uno, “Soave”, che risale al 2010.

Sonorità acustiche e sintetiche: quali le maggiori difficoltà nel farle confluire in un unico progetto?

«La mia idea principale è sempre stata quella di riuscire a combinare il pianoforte a tastiere o sintetizzatori: suoni, rispettivamente, dal mio punto di vista, caldi e freddi. Un contrasto, insomma. E la maggiore difficoltà credo sia stata riuscire a recuperare le giuste sonorità con i synth, in modo che risultassero calde e armoniose, in combinazione con i brani elaborati al pianoforte...

Vuoi analizzare i titoli, uno per uno?

«“Pankow” è una fermata a nord di Berlino, dove la scorsa primavera mi sono perso... Stavo pensando a una melodia, che poi ho scritto proprio lì, seduto su una panchina, aspettando il prossimo treno…».  

«“Twentythree”: 23 è il mio numero preferito».

«“Vesper”: Vespro. Ho registrato diverse sonorità una sera, in un bosco, vicino a casa...».

«“Time”: la prima parte del brano sembra un orologio, mentre nella seconda la melodia va fuori tempo...».

«“Pacifico”: il titolo e la melodia sono il frutto di un sogno che ho fatto... Un sogno in cui stavo annegando in un oceano, il Pacifico, appunto...».

«“Détachement”: il distacco da una persona importante...».

«“Transpose LV A II”: l'inversione costante dei suoni...».

«“Can You Feel Me?” è un pezzo puro al pianoforte, riesci a sentirlo?».

«“Soave”: tutto è partito da questo pezzo, mi dava serenità...».

Spiegami l'immagine di copertina...

«È una foto che ha scattato mio fratello... Mi ha subito colpito perché la Vespa che vedi è metà bruciata e metà intatta... Nonostante sia rovinata ha dei colori vivi e decisi. Ciò che voglio dire è che anche da qualcosa che è distrutto si può creare qualcosa di unico, bello e necessario».

Raccontami le registrazioni....

«Sono state effettuate tutte nel mio appartamento con gli strumenti che avevo a disposizione, eccetto il pianoforte che è nella mia vecchia casa. Da febbraio a dicembre 2016 ho scritto, registrato, viaggiato, scambiato idee, affrontato periodi belli, con dei momenti, talvolta, anche duri... Tutto questo mi ha portato a scrivere molti brani. Alla fine, ne ho selezionati nove...».

Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali?

«Ascolto veramente tantissima musica... Quando scrivo, comunque, non mi ispiro particolarmente a qualcuno, anche perché mi “cibo” di generi  molto diversi... Tra i miei musicisti preferiti, in ogni caso, posso citare  Ólafur Arnalds, The Caretaker e Rival Consoles».

Qual è l’ultimo album che hai comprato?

«“Dummy” (Go! Discs, 1994) dei Portishead».

Hai sentito “Reflection” (Warp, 2017), l’ultimo disco di Brian Eno?

«Non ancora, ma è nella lista degli album da ascoltare...».

 

 

 

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