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CANTONEMadMan, un paladino del rap tricolore a Palco ai Giovani

27.05.16 - 06:00
Abbiamo incontrato MadMan, che stasera si esibirà in Piazza Manzoni a Lugano nelle vesti di superospite di Palco ai Giovani 2016
MadMan, un paladino del rap tricolore a Palco ai Giovani
Abbiamo incontrato MadMan, che stasera si esibirà in Piazza Manzoni a Lugano nelle vesti di superospite di Palco ai Giovani 2016

LUGANO - Reduce dalla pubblicazione dell’album “Doppelganger” (Tanta Roba/Universal, settembre 2015), Pierfrancesco Botrugno, alias MadMan, sta per portare la sua musica, le sue rime taglienti, qui nella Svizzera italiana.

Pierfrancesco, cosa vuoi e cosa puoi anticipare a coloro che assisteranno al tuo concerto in programma stasera?

«Lo show che stiamo portando in giro è esplosivo, le tracce dell’album sono piene di energia e il feeling con Dj2p rende ogni spettacolo diverso dall’altro».

Sarai uno dei superospiti di Palco ai Giovani, un concorso della Svizzera italiana dedicato alle band emergenti. Tu come ricordi i tuoi inizi? È stato difficile?

«Ho fatto, e consiglio di fare, tanta gavetta. Non ho mai fatto marchette commerciali di alcun tipo. Non serve andare in tv per fare un anno di fuoco e poi essere buttati via l'anno successivo. “Sigarette”, una traccia di “Kepler” (Tanta Roba, 2014), parla proprio di questo».

Quando hai capito che avresti potuto fare della musica la tua professione?

«Nel 2013 con un mixtape e un solo singolo ho suonato in giro per circa otto mesi, vedendo la gente “rispondere” più di quanto mi aspettassi. Ho incominciato a rendermi conto che c’era qualcosa… Da “Kepler” in poi c’è stata la botta definitiva... Mio fratello Gemitaiz, ad esempio, a Roma non poteva prendere un autobus, e io, in Puglia, non potevo uscire di casa: calcola che per due-tre settimane c'era gente appostata davanti al portone…». 

Hai mai avuto un Piano B?

«Non ci ho mai pensato. Dopo la finale del “Tecniche Perfette” (competizione di freestyle italiana, ndr) ho continuato sulla mia strada, volevo fare rap. Non è certamente accaduto tutto in un batter d’occhio, la gavetta è stata tanta, ma la soddisfazione è indescrivibile...».

Con quale musica sei cresciuto?

«Ho sempre ascoltato rap, un po’ di elettronica e, grazie ai miei genitori, anche tanta musica italiana…».

E ora cosa ascolti?

«Il rap mainstream americano e il rap South. Ogni giorno mi sveglio e mi devo scaricare quelle cinque-sei hit, c’è poco tempo per altri generi».

Cosa puoi dirmi del tuo terzo e ultimo album? Innanzitutto, perché la scelta del titolo “Doppelganger”?

«In realtà, solo alla fine del processo compositivo del disco ho scelto la title-track. Quando ho composto il brano con Ombra, è venuta fuori una cosa “bipolare”, perchè a metà traccia cambia il beat. Devo dire che in questa “pazzia” ci siamo trovati bene. È stata un’ illuminazione... “Doppelganger” rispecchia esattamente tutto l'album, che alterna tracce veloci a tracce più lente...».

 

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