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CANTONEMaurice Nguyen, una vita dedicata alla passione per il cinema

23.03.16 - 06:00
Tra poche settimane Maurice andrà in pensione e la gestione del Cinema Lux di Massagno verrà presa a carico dal Cisa
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Maurice Nguyen, una vita dedicata alla passione per il cinema
Tra poche settimane Maurice andrà in pensione e la gestione del Cinema Lux di Massagno verrà presa a carico dal Cisa

LUGANO - Il 30 aprile il Cinema Lux di Massagno (da più di 15 anni gestito da lui) volterà pagina: la conduzione verrà presa a carico dal Cisa di Lugano.

Maurice perché si è trasferito in Svizzera?

«Me ne sono andato dal Vietnam nel 1967, avevo 20 anni. Era tempo di guerra e per non fare il servizio militare scappai. Le uniche destinazioni papabili erano Francia, Belgio o Svizzera Romanda. Perché? Perché si parla francese e in Vietnam, a scuola, si imparava il francese. I miei genitori mi consigliarono la Svizzera perché per loro era più tranquilla e con più possibilità per un giovane della mia età. Losanna diventò la mia nuova casa. Ho frequentato poco la facoltà di economia dell'università di Losanna, forse perché la porta d'entrata era molto pesante (ride). Dopo qualche anno di sperimentazioni universitarie mollai tutto e iniziai la gavetta in una sala cinematografica».

Quando è nata la passione per il cinema?

«Nel 1954 avevo 7 anni e i miei genitori comprarono un cinema a Saigon. Mi ha sempre affascinato l'universo di una sala cinematografica. Il personale, il marketing, i manifesti. Ancora oggi faccio stampare io i manifesti per il Cinema Lux come facevano i miei genitori 60 anni fa».

Come conobbe sua moglie?

«La conobbi dopo due anni trascorsi a Losanna. Mia moglie lavorava in posta, tutti i sabati spedivo una lettera ai miei genitori. Un giorno la invitai a pranzo e dopo un anno eravamo sposati. Non sono particolarmente riflessivo, mi sento più istintivo (ride)».

Perché ha scelto di trasferirsi in Ticino?

«Lavoravo a Losanna come maschera al cinema Palace, ero stufo di strappare biglietti all'entrata e chiesi al proprietario un posto più interessante: lui mi propose di andare a Bienne o a Lugano. Io scelsi il Ticino semplicemente perché la lingua italiana era più facile del tedesco. Da lì iniziai la mia avventura al Cinema Kursaal di Lugano (dal 1976 al 2000). Mi occupavo anche della programmazione teatrale. Non conoscevo nulla di teatro e iniziai a studiare: da Pirandello a Goldoni, e andavo spesso a Milano a cercare le compagnie di teatro, proponendole poi per le stagioni teatrali».

Cosa le ha dato la forza per non mollare mai il Cinema Lux?

«Per me il Cinema Lux è sempre stato come un figlio. Per il Lux ho investito tanto tempo, passione e amore. Ho sempre cercato di fare del mio meglio: forse è grazie a questi ingredienti che è riuscito a rimanere in vita».

Non hai mai pensato di tornare a vivere in Vietnam?

«No, perché mia moglie è svizzera, i miei 4 figli non parlano nemmeno il vietnamita e ho 5 nipotini. Io non mi sento né svizzero, né vietnamita, io sono semplicemente Maurice».

Non si é mai sentito uno straniero in Svizzera?

«No, mi sono integrato molto bene sin dall'inizio, non mi sento straniero anche se non ho il passaporto svizzero. Se dovessi trasferirmi in Belgio, in Italia o altrove diventerei cittadino di quella nazione, mi sento un cittadino del mondo, insomma».

È nostalgico se pensa che il Cinema Lux andrà in altre mani dal 1. maggio?

«Questa vita al Cinema Lux non la dimenticherò mai, la porterò sempre nel cuore. Quando l'abbiamo preso in gestione era un disastro: non c'erano né le poltrone, né la zona bar. Nel momento in cui abbiamo aperto, io e mia moglie siamo andati in Svizzera interna a comprare tutto l'arredamento, dopodiché abbiamo tinteggiato le pareti, inventandoci, nel contempo, anche un angolo bar. Sono certo che anche con la nuova gestione ci sarà una bella energia».

Che sogno vorrebbe realizzare una volta in pensione?

«Per me non esiste la pensione (ride). Andare in pensione non significa non fare nulla. Di natura sono un sognatore e tra poco, visto che sarò più libero, vorrei sceneggiare dei film: ho già scritto qualcosa e mi piacerebbe realizzare dei documentari».

I suoi genitori avevano un cinema e lei ha fatto altrettanto. Pensa che i suoi figli o nipoti possano seguire i suoi passi?

«No, credo di no, questo lavoro è molto complicato e faticoso. Io ho sempre lavorato 24 ore su 24, la mente era sempre in movimento e non mi fermavo mai».

Non ha mai avuto paura di sbagliare?

«Io non ho paura di niente: ero felice a 18 anni quando facevo la rivoluzione “peace and love” in Vietnam, ero felice nei panni di studente in Europa, ero felice durante la gavetta al cinema di Losanna e sono tuttora felice che sono arrivato sino qui. Ho sempre realizzato i miei sogni».

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