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CANTONEDi sfida, di paura e di varie profondità

20.11.15 - 06:33
È stato pubblicato martedì il primo album dei Martha’s Laundry, dal titolo “Hold Your Breath”. La produzione verrà presentata domani in dimensione live tra le mura del Folk Bar di Bellinzona alle 21
Foto Mirko Menghetti
Di sfida, di paura e di varie profondità
È stato pubblicato martedì il primo album dei Martha’s Laundry, dal titolo “Hold Your Breath”. La produzione verrà presentata domani in dimensione live tra le mura del Folk Bar di Bellinzona alle 21

BELLINZONA - È stato pubblicato martedì il primo album dei Martha’s Laundry, dal titolo “Hold Your Breath”. La produzione verrà presentata domani in dimensione live tra le mura del Folk Bar di Bellinzona alle 21.

Ci troviamo al cospetto di un album ammaliante. Senza mezzi termini. Il bagaglio musicale che il trio bellinzonese porta con sé è pesantissimo. E si sente. Dieci brani nell’edizione cd e undici nei digital store (la traccia bonus è la cover di “Transmission” dei Joy Division!, ndr) elaborati, prevalentemente, in territori new wave/synth pop oriented e guidati dalla vocalità, intensa e profonda, dell’ex Low Tide Marco Jeitziner (voce, chitarra), che oggi condivide la line-up del combo con l’ex Ultimate Raw Flower Max Ghitti (basso) e l’ex Kickstand Joas Haefliger (batteria, synth).

Marco, raccontami il processo compositivo del disco…

Alcuni brani che avevo scritto tempo fa sono stati riarrangiati con la line-up attuale e definitiva, alcuni più di altri. Ci siamo accorti che nell'insieme mancava un'impronta chiara, un suono nostro... Joas, così, ha creato dei nuovi synth, io nuovi riff di chitarra o linee di voce e Max, nel contempo, un modo di suonare il basso... Ogni canzone ha la sua storia e il suo percorso, le più recenti come la frizzante “Beautiful” o quella più pop “Last Time”, riflettono indubbiamente una certa maturazione, individuale e collettiva. Poi, la scorsa primavera è nata l'idea di registrare l'album, credo in modo del tutto naturale. Alcuni amici e fan non vedevano l'ora!

La traccia di apertura è “Another Way To Die”, title-track dell’ep pubblicato nel 2014. Questa è nuova versione, giusto?

Diciamo di sì, alcuni synth sono diversi. L'anno scorso abbiamo capito che il pezzo piaceva parecchio, quindi abbiamo deciso di migliorarlo in vista dell'album... Ma ad essere cambiato è soprattutto il mixing. Apriamo il disco con questa canzone perché è quella in cui subito, tutti e tre, ci siamo identificati come genere ed energia…

Vuoi analizzare il testo (di “Another Way To Die”)?

No, lo lascio fare a chi veramente vorrà farlo, anche se non c'è una pretesa poetica. Sono testi semplici, spontanei, forse a volte ermetici, ma che parlano di uomini e di donne, della vita - che è una cosa bellissima - e anche della morte, che non per forza è sempre e subito dietro l'angolo...

Perché “Hold Your Breath”? Una metafora. Quando è necessario, secondo te?

Il titolo è frutto di una libertà artistica di parte del testo di “The Abyss”, forse il brano più cupo e intimistico. Certo, il progetto grafico ci ha stimolato: devi trattenere il respiro se vuoi tuffarti nell'acqua (o nella vita). Quanto trattenerlo, poi, dipende dall'altezza del trampolino da cui salti, dai rischi che prendi... E guarda caso “The Abyss” parla proprio di questo, di paura, di sfida e di varie profondità...
 
Raccontami le sessioni di registrazione…

Vorrei lasciare un po' di mistero, anche se, alla fine, è scritto nei credits. Dico solo che chi ci ha registrato è un grande batterista e una persona incredibile! Delle sessioni a casa sua ricordo un gran lavoro, ma anche parecchia afa, l'odore di una stalla, del vino bianco in veranda, dell'ottimo Hummus e dei gatti...

Nei digital store troviamo anche “Transmission”. Perché la scelta di questa cover?

La scelta è stata di Max, ma inserirla nell'album avrebbe snaturato tutto, così siamo arrivati a un compromesso. Anche se evito di fare cover, perché è molto difficile e quasi mai aggiungono qualcosa, il risultato piace e ci diverte farla dal vivo!

Quali le prossime mosse? Avete già proposto il disco alle etichette, oppure non è nei vostri piani?

No, per ora vorremmo che l'album sia un mezzo di promozione attraverso le radio, per suonare dal vivo e farci conoscere in Svizzera. Cominceremo col trovare dei promotori interessati ai live...

Ora raccontami le origini dei Martha’s Laundry… Il progetto è nato nel 2006, ma nel tempo ha subito varie metamorfosi…

Sì, è così. Volevo dare alla luce un progetto “sperimentale” tra pop, folk e rock, e ho trovato tanti bravi musicisti... Ci siamo divertiti un sacco suonando in bettole anonime, ma anche in locali di riferimento e open-air... Al pubblico piacevano le canzoni e la nostra spontaneità! Poi tra scelte personali e screzi artistici, ci siamo ritrovati soltanto io e Joas, ma l'idea di portare avanti il nome della band c'era, finché nel 2013, per caso, ho conosciuto Max…

Perché Martha’s Laundry?

L’idea è di un ex bassista, un uomo geniale e generoso, a cui durante una prova, mentre cercavamo un nome per il progetto, è venuto in mente “il bucato di Marta”, “la lavanderia della Marta”... Ci è piaciuto subito, perché ironico e originale...

Info: soundcloud.com/marthas-laundry; marthaslaundryband.bandcamp.com

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