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CANTONERuggeri contro i talent: "Vasco e Battiato sarebbero stati buttati fuori"

20.10.15 - 06:47
In attesa di vederlo esibirsi in occasione del 7° Concerto per l’infanzia in programma al Palazzetto Fevi di Locarno il 21 novembre, qualche giorno fa abbiamo incontrato Enrico Ruggeri
Foto Michel Zylberberg
Ruggeri contro i talent: "Vasco e Battiato sarebbero stati buttati fuori"
In attesa di vederlo esibirsi in occasione del 7° Concerto per l’infanzia in programma al Palazzetto Fevi di Locarno il 21 novembre, qualche giorno fa abbiamo incontrato Enrico Ruggeri

LUGANO - Siamo in un albergo di Lugano, poco lontano dalla stazione. Lui, Ruggeri, si accende una sigaretta, beve un sorso d’acqua (gasata) e mi racconta la sua musica, le sue canzoni, da cui trabocca vita vissuta. Quella vera.

Enrico, nel tuo ultimo album, “Pezzi di vita” (Sony, aprile 2015), figurano dieci tracce inedite. Vuoi raccontarmi la nascita di questi brani?
"Il disco si apre con “Sono io quello per strada”, che in qualche modo è un confronto caratteriale nato dall’ascolto di “Guarda che non sono io” di Francesco De Gregori. In quel brano lui viene fermato da una persona e dice: “Guarda che sono io quello che stai cercando… Se credi di conoscermi non è un problema mio…”. Io, invece, ho capovolto la situazione… Per l’album, però, in termini generali, una cosa va detta: è logico che quando ti ritrovi a commentare un tuo disco, commenti i testi, ma una peculiarità di questa produzione è quella di avere un’identità di suono assolutamente controcorrente. Oggi la maggior parte delle canzoni che senti alla radio sono tutte omologate, tutte con le medesime sonorità piatte e compresse… A me sembra quasi che venga incentivato questo tipo di musica affinché i jingle delle pubblicità risultino più belli… La mia, in questo periodo, è una scelta assolutamente pericolosa, assolutamente sbagliata a livello strategico, ne sono consapevole, ma nel mio disco si suona, con canzoni, per di più, molto diverse tra loro…"

Poi troviamo “Tre signori”, che hai cantato all’ultimo Festival di Sanremo nelle vesti di superospite…
"È un’ipotesi sul Paradiso, in cui ho immaginato tre miei amici - Gaber, Jannacci e Faletti – che chiacchierano, scherzano e compongono da quelle parti… L’ho scritta con un sorriso sulle labbra…"

E di “Fatti rispettare”, “Centri commerciali” e “Il treno del nord” cosa puoi dirmi?
"In queste tre canzoni c’è un filo conduttore ben preciso: raccontano il mondo dei ragazzi, che parte dal mio riguardare quando avevo vent’anni… E qualche differenza l’ho notata: oggi vedi un sacco di giovani che passano più tempo a lamentarsi, invece di darsi da fare e agire… Li vedi nei centri commerciali con lo smartphone in mano, lo sguardo perso nel vuoto, mentre dicono che “la vita è sbagliata, è ingiusta…”. Ma se passi la tua vita, la tua esistenza, con un telefono in mano difficilmente diventerai il padrone del tuo destino…"

L’album raccoglie anche una sorta di “Best Of” rielaborato in chiave attuale: perché questa scelta?
"Sono canzoni che ho cantato dal vivo per trent’anni e i suoni, in qualche modo, sono evoluti… In pratica, ho voluto documentare l’evoluzione sonora di ogni singola canzone… Senza stravolgerle, comunque…"

Quattordici brani, questi, che coprono i tuoi primi cinque anni di attività (1980-1985)… Stai pensando di lavorare con la medesima metodologia anche al periodo 1985-1990?
"La tentazione c’è…"

A quali canzoni stai pensando?
"“Il portiere di notte”, “Quello che le donne non dicono”, “Punk (prima di te)”… Se arriviamo fino al 1991, ci sono anche “Ti avrò” e “Peter Pan”…"

Stai già registrando?
"Tempo fa ho preso uno studio, e questo mi dà la meravigliosa possibilità di andare in sala d’incisione con la band quando voglio…"

Da quanto mi dici, deduco che vedremo una nuova produzione in tempi brevi…
"Entro fine 2016…"

Ora raccontami i tuoi inizi… Raccontami Milano nel 1977… Che aria si respirava?
"Era una città molto violenta… Politicizzata nel senso brutto del termine… Se uno indossava il Loden nella zona sbagliata rischiava la vita… Per fortuna c’era la musica… Io suonavo e il 1977, in particolare, è stato l’anno dei miei viaggi a Londra: da quelle parti stava esplodendo tutto, e tutto stava cambiando…"

In quelle occasioni quali concerti hai avuto la fortuna di vedere?
"Ne ho visti tanti: Ultravox, Stranglers, U.K. Subs, Clash, Boomtown Rats, Cramps…"

Tutto ciò che ascoltavi a casa te lo sei goduto a Londra in dimensione live, quindi…
"Sì, anche se all’epoca non era come oggi… Non arrivava tutto immediatamente, e sotto un certo aspetto per me è stato anche un vantaggio: sul palco di Sanremo nel 1980 i Decibel erano dei marziani… Rispetto a ciò che girava al festival in quel periodo, l’influenza percepita dalla musica britannica ci aveva proiettato almeno vent’anni nel futuro… Se oggi invece dovesse nascere una nuova moda in Nuova Zelanda, nel giro di poche ore lo saprebbe tutto il mondo…"

Oggi è meglio o peggio, secondo te?
"Per certe cose è meglio, mentre per l’industria musicale questa è la fine: non ci sono più soldi da investire in prospettiva sui giovani… Quando io ho iniziato si diceva “se uno non ce la fa al quarto album, bisogna mollare il colpo”, oggi, invece, se il primo singolo non funziona sei già fuori dai giochi… In questi termini, può anche darsi che il Fabrizio De Andrè del 2020 abbia già cambiato mestiere perché il suo primo singolo non è piaciuto…"

Nell’album “Punk prima di te” (Anyway/Sony, 2004), oltre ad avere ripreso i brani dei Decibel, ti sei prodigato in sette cover (“God Save The Queen”, Sex Pistols; “The Jean Genie”, David Bowie; “The Guns Of Brixton”, Clash, “Sweet Jane”, Velvet Underground; “I Wanna Be Sedated”, Ramones; “All The Young Dudes”, Mott The Hoople; “No More Heroes”, Stranglers). Vuoi entrare nel dettaglio?
"Beh, che dire… Potrei definirla la colonna sonora dei miei vent’anni… Anche se Lou Reed, affettivamente, è quello più importante… Peraltro, sono stato l’ultimo italiano, se non l’ultimo in assoluto, ad averlo intervistato… L’ho incontrato in albergo, a Londra, quando è uscito “Lulu” (Warner, 2011)…"

Che tipo era?
"Calcola che la ragazza a cui aveva concesso l’intervista prima di me è uscita dalla stanza piangendo…"

La tua intervista quanto è durata?
"Una ventina di minuti…"

Gli hai mostrato le tue foto con i Decibel?
"No, devo dire che non tirava quell’aria… (ride)"

Era un’intervista televisiva?
"Sì, è andata in onda su Rai Due…"

 Raccontami proprio “Punk (prima di te)”, il brano inserito all’interno de “Il falco e il gabbiano” (CGD, 1990)…
"L’ispirazione è arrivata da “I Was A Punk Before You Were A Punk” dei Tubes… La mia canzone, in ogni caso, ha preso forma quando tutti si definivano rock, utilizzando una chitarra distorta e alzando un po’ il rullante… Ma per fare certe cose devi avere anche un passato… Nel rock non ci si improvvisa…"

E i personaggi che citi nella canzone chi sono?
"Devo dire che sono abbastanza reali…"

Nel testo dici “Sono stato sempre contro”… È tuttora così?
"Sì, secondo me sì… Anche se oggi forse è ancora più facile…"

Perché?
"Perché nella musica ci sono troppe cose poco interessanti, brutte, vuote… Testi scritti da persone che non hanno mai letto un libro… Nei talent esce chi canta meglio… Pensa a qualsiasi italiano sulle scene da almeno venticinque anni e dimmi se potrebbe avere vinto un talent… Battiato? Capossela? Ligabue? Conte? Vasco Rossi? Dai talent sarebbero stati tutti cacciati via con le pernacchie…"

Qual è l’ultimo disco che hai comprato?
"L’anno scorso sono andato a Londra con i Decibel a vedere il concerto per il quarantennale di “Kimono My House” (Island, 1974) degli Sparks e in quell’occasione ho preso qualche album del gruppo che mi mancava…"

E per quanto riguarda le nuove produzioni, a prescindere dal discorso fatto poco fa?
"Talvolta ascolto qualcosa, ma devo dire che sono stato talmente appagato dalla musica del passato che non ne sento la necessità… Se devo per forza citare qualcuno, citerei i Franz Ferdinand, i System Of A Down…"

I Franz Ferdinand, che, tra l’altro, pochi mesi fa hanno pubblicato “Ffs” (Domino, giugno 2015) proprio con gli Sparks…
"Guarda caso… (ride)"

Nel 2014 ti sei esibito con Silvio Capeccia e Fulvio Muzio (Decibel, ndr) per un unico show… Pensi che in futuro potremmo rivedervi ancora una volta insieme sul palco?
"Ci incontriamo spesso e ne parliamo… Ma uno è un vice primario e l’altro ha un’azienda… Prima o poi potrebbe succedere, non lo escludo…"

Quando hai scoperto i cantautori italiani?
"Durante tutta la mia adolescenza la musica italiana non mi interessava: sono arrivato ai grandi cantautori italiani passando dai francesi… Ma ricordo anche quando scoprii che Mick Ronson (il chitarrista degli Spiders From Mars di David Bowie, ndr) incise le versioni inglesi di “Io me ne andrei” di Baglioni e “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” di Battisti…"

Puoi raccontarmi la nascita di “Polvere”?
"L’album era già chiuso e Luigi (Schiavone, ndr) arrivò con quelle musiche… Una canzone, “Polvere”, che credo abbia cambiato il mio destino…"

Cosa vuoi anticipare a coloro che assisteranno al 7° Concerto per l’infanzia il 21 novembre a Locarno?
"Durante i live mi immedesimo sempre nell’ambiente che mi sta attorno… Brani come “Peter Pan”, “Il mare d’inverno”, la stessa “Polvere”, come altri che fortunatamente sono obbligato a cantare, saranno sicuramente nella setlist…"

Info 7° Concerto per l’infanzia: 079 444 27 94 

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