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CANTONEVi racconto la mia notte Flower Power di Ibiza

06.11.14 - 14:28
La storia di Laura, ticinese volata nelle Baleari per l'evento che richiama migliaia di appassionati e che a dicembre approda al Vanilla di Riazzino
ticinonline/dm
Vi racconto la mia notte Flower Power di Ibiza
La storia di Laura, ticinese volata nelle Baleari per l'evento che richiama migliaia di appassionati e che a dicembre approda al Vanilla di Riazzino

LUGANO - C'è un luogo, non troppo lontano, il cui nome è sinonimo di divertimento. Qui vi è un club, tra i più noti al mondo, che ha messo insieme la cultura da discoteca con la musica '60/'70. E il successo è stato planetario.

Stiamo parlando della discoteca Pacha, e sopratto del Flower Power, il party performativo più amato di Ibiza che si ispira alla tradizione Hippie ed al movimento pacifista creato in America, all’università di Berkeley, per protestare contro la guerra del Vietnam. L'idea di trasferire tutto questo in un party è nata dalle menti di Piti Urgell e suo fratello Ricardo, fondatori del Pacha ibizenco raggiunto, ogni anno, da migliaia di più o meno giovani (la festa attira infatti un pubblico più che eterogeneo).

Requisiti minimi? "Un look 'fricchettone' e tanta voglia di ballare con le mani al cielo", come ci racconta Laura, 30enne del Bellinzonese che il noto party l'ha vissuto in prima persona questa estate sull'isola delle Baleari, e che, ci assicura, non mancherà alla versione che la discoteca Vanilla di Riazzino proporrà il 20 dicembre (prevendita su Biglietteria - link).

Se ne parla tanto, ma cos'è questo Flower Power?
"Una grande festa, dove il mood è proprio quello dei vecchi figli dei fiori, 'peace and love', e dove la musica non è quella che tradizionalmente si sente in una discoteca".

A fare la differenza quindi è la musica?
"Non solo. Ricordo che ho passato la metà del tempo a guardare incantata i look più assurdi dei giovani che si presentavano alla festa. Sembrava davvero di essere tornati indietro nel tempo. Per non ballare dei ballerini e ballerine, bellissimi, delle luci e delle scenografie. Una via di mezzo tra un circo, un concerto e un carnevale".

In mezzo a tanta stranezza cosa ti ha colpito di più?
"A un certo punto eravamo stanchi e siamo andati a bere qualcosa in terrazza per rilassarci un po'. Qui c'era, nascosta da una tenda, una bellissima ragazza dai tratti orientali, che ballava seminuda all'interno di un gigante calice pieno d'acqua. Ricordo di essere rimasta a guardarla come incantata. Ma non dimentico nemmeno gli addominali del ballerino nella sala principale... Da brividi".

Il momento più emozionante della serata?
"A parte quando siamo entrate e ci siamo guardate attorno? Sì, perché il Pacha è un luogo magico e misterioso, dove non smetti di scoprire dettagli assurdi. E poi c'è ovviamente il momento in cui viene suonata "Give Peace A Chance" di Lennon. E tutti cantano alzando le mani al cielo".

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