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Vita, amore e televisione: la conduttrice si racconta al Corriere della Sera
ROMA - I telespettatori sono abituati a vedere Barbara D'Urso sorridente e raggiante in televisione, ma - dall'intervista che la conduttrice 59enne ha rilasciato al "Corriere della Sera" - è emerso il ritratto di una donna sola e che all'amore sembra davvero non crederci più.
"Non sono una persona felice - ha dichiarato al quotidiano - non si può essere felici in un mondo come questo, a meno che tu non decida di vivere in una bolla d'aria e di fregartene di tutto. Io non sono così, non ce la faccio. Posso provare gioia, ma non felicità."
"Non sono innamorata, non riesco più a innamorarmi di un uomo. Mi mette il morbillo l'idea che ci sia qualcuno con le chiavi di casa mia. Si arriva ad un certo punto in cui gli spazi sono troppo importanti: non condividerò più la casa con nessuno. La libertà di alzarmi e spalancare la finestra, come voglio io, anche se fuori c'è il gelo, non la baratto con niente".
In amore Barbara ha avuto moltissime delusioni: dalla fine della lunga relazione con il produttore cinematografico Mauro Berardi, con cui ha avuto i figli Giammauro ed Emanuele, fino al naufragio del matrimonio con il ballerino Michele Carfora, che un anno fa l'ha persino portata in tribunale con l'accusa di non avergli pagato gli alimenti.
"Sono schiava del mio non saper vivere l'amore con leggerezza - prosegue la presentatrice - ma sempre con la forza dirompente dell'innamoramento assoluto. E così passavo dall'euforia dei grandi amori totalizzanti alla disperazione degli abbandoni, della fine di tutto".
La passione per la scrittura e un decennio di psicoterapia però hanno aiutato Barbara a sciogliere alcuni nodi del passato.
"Scrivere dei miei sentimenti e di me da bambina, della morte di mia madre, di tutto il tempo passato a cercare di ricostruire la mia vita con lei, che avevo completamente rimosso perché lo strazio era troppo grande - continua la D'Urso - è stato dolorosissimo, ma insieme anche una terapia. Ne sono uscita più forte, più consapevole. Ho fatto cinque anni di analisi freudiana, tre sedute la settimana, una cosa tosta. Poi altri sette anni di analisi cognitiva. Le ho provate tutte, è stato un arricchimento culturale incredibile".
