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LUGANOAppleWatch: non è perfetto, ma non lo mollo

04.09.15 - 15:26
Il dispositivo più personale mai realizzato da Apple ha conquistato il mio polso soddisfacendo un mio bisogno molto personale
AppleWatch: non è perfetto, ma non lo mollo
Il dispositivo più personale mai realizzato da Apple ha conquistato il mio polso soddisfacendo un mio bisogno molto personale

LUGANO - Il 26 giugno 2015 ho allacciato al mio polso sinistro l’AppleWatch (con cassa in acciaio) chiedendomi per quanto tempo ci sarebbe rimasto dato che, come già scritto, nessuno dei miei polsi indossava un orologio da oltre 20 anni. Da quella data ho slacciato il cinturino a maglie d’acciaio (o in alternativa quello in plastica) solo al momento di andare a letto (per metterlo in ricarica, cosa che non ho mai dovuto fare a metà giornata) o prima di fare una doccia o un tuffo in piscina. Spiegare questa permanenza con la sola necessità/desiderio di recensire questo nuovo orologio sarebbe riduttivo dato che l’AppleWatch mi piace e, soprattutto, soddisfa le mie esigenze. 

In questi due mesi mi è capitato di vedere stretti ai polsi di altre persone alcuni AppleWatch Sport, la versione con cassa in alluminio che oltre ad essere più economica (si va dai 389 CHF della versione 38 mm ai 449 CHF della versione 42 mm) è anche più leggera, e decisamente pochi AppleWatch come il mio. Prima del lancio ufficiale in Europa mi sarei aspettato una presenza decisamente più massiccia.

Perché mi piace e perché non lo mollo? Il motivo è semplice e direi personale. Da quando ci sono i cellulari ho sempre avuto un telefono in tasca e di conseguenza non avevo bisogno di averne uno al polso. Da quando poi i cellulari sono diventati intelligenti la semplice necessità di conoscere l’ora è stata affiancata e superata dalla possibilità di fare molte altre cose con lo stesso oggetto. Molte possibilità che si sono trasformate in molte distrazioni. Quante volte dopo aver guardato l’ora sul telefono, mi è capitato di controllare, per l’ennesima volta e spesso inutilmente la posta, i social network, o di navigare in internet? Troppe. Soprattutto perché questo atteggiamento al limite del compulsavo (se non oltre) cominciava ad avere strascichi indesiderati. L’attenzione che io stesso rivolgevo al mio iPhone si traduceva sempre più facilmente in interesse anche da parte di mio figlio che, sapendo che il telefono si trovava nella mia tasca, veniva a cercarlo per poter guardare delle foto o dei video. Senza tediarvi oltre posso dire che da quando ho l’AppleWatch ho risolto tutti questi problemi. Dal momento che la necessità di conoscere l’ora la assolvo con l’orologio il telefono può stare tranquillamente su una mensola e quindi ho drasticamente ridotto il “cazzeggio” inutile e parassitario limitando l’utilizzo del telefono alle reali necessità o alle situazioni in cui decido o ho bisogno di consultarlo. Ho così riguadagnato molti minuti liberi che, tra le altre cose, mi hanno permesso di percepire, osservando mia moglie, quanto questo fenomeno fosse marcato. Ancora prima di arrivare a questa mia osservazione antropologica, a beneficiare di questa novità è stata la batteria del mio telefono che arriva così a fine giornata con ancora una buona percentuale di carica residua (in diverse occasioni, specialmente il fine settimana, anche con il 50% o oltre). Ma se questo era il problema, perché non risolverlo con un normale orologio o con un qualsiasi altro orologio intelligente? A dire il vero ci avevo provato, per una decima di giorni, con I’m Watch: “il primo vero SmartWatch” che avevo testato un paio di anni fa ma che ha avuto un destino avverso (la società ha chiuso quasi un anno fa con un laconico comunicato stampa: “Siamo stati i pionieri in questo settore, è un peccato sia finita così”) causato forse proprio dall’eccessivo anticipo rispetto ai tempi. Se invece optassi per un orologio tradizionale non risolverei l’esigenza (ormai inevitabile?) di rimanere connesso che invece, dopo una attenta e dettagliata regolazione delle notifiche, risolve egregiamente l’AppleWatch senza trasformalo in un abuso di connessione.

Detto ciò dovrei forse aggiungere qualche dettaglio meno personale a sostegno del perché non intendo rinunciare all’AppleWatch. Le applicazioni native sono molto ben fatte e da sole soddisfano molte delle necessità di base. Il sistema operativo, nonostante qualche rallentamento nell’aprire alcune applicazioni (soprattutto con quelle adattate all’orologio), rende l’utilizzo dell’orologio molto fluido e semplice. L’ottima interfaccia permette di imparare rapidamente i comandi e i gesti per accedere alle notifiche e agli sguardi (le applicazioni preferite accessibili con uno stracciamento dal basso). L’applicazione allenamento è un ottimo strumento per tracciare le proprie fatiche che risente probabilmente solo dell’assenza di un GPS (secondo alcune voci potrebbe essere presente nel prossimo modello, ma non vi sono ancora certezze). Se posizionato correttamente, l’orologio ben allacciato sotto l’ulna, è in grado di rilevare con precisione il battito cardiaco e altrettanto precisa è la rilevazione dei passi e delle attività quotidiane. Nonostante l’applicazione Attività sia davvero ben fatta ho scoperto, ahimè, che non basta una vibrazione e uno squillo per battere la pigrizia.

Perché non è indispensabile correre a comperarlo? Semplice, perché come tutte le prime generazioni di prodotti ci sono ancora molti aspetti da sistemare. Il primo, che tanto trascurabile non è, è il prezzo. Se la versione Sport ha dei prezzi tutto sommato affrontabili, si parla pur sempre di un prodotto complesso di fascia medio alta, la versione con cassa in acciaio arriva rapidamente a costi molto elevati (dai 629 CHF per il modello da 38 mm con cinturino in plastica ai 1229 CHF per il modello da 42 mm nero siderale con bracciale a maglie in acciaio inossidabile nero siderale). Forse in futuro il prezzo potrebbe scendere un po’, ma ritengo non ci si debba fare troppe speranze perché bisogna ricordare che non si tratta semplicemente di un orologio o di un gadget tecnologico, ma anche di un prodotto di orologeria di lusso (soprattutto nella versione Edition che è decisamente elegante e meno pacchiana di quanto pensassi) realizzato con tecniche e materiali di prima qualità. Il consiglio rivolto ai curiosi è di guardare in direzione dei modelli sportivi che, rispetto alle altre due linee di prodotti, ha l’unico “difetto” di essere fatto in alluminio.

Per concludere ritengo che il primo AppleWatch sia più di un semplice gadget tecnologico per appassionati di fitness o di tecnologia. Le dimensioni (cassa da 38 o da 42 mm) e il peso (che molto dipende dalla scelta del cinturino) si adattano molto bene al polso, il design (anche se non riscontra i favori di tutti) è a mio parere riuscito, la gestione delle notifiche permette di graduare il livello di interazione o, se volete, di distrazione, così come il microfono e l’altoparlante integrati permettono di dettare i messaggi e/o di rispondere e fare telefonate comodamente e senza grosse difficoltà (se non eventualmente l’imbarazzo per un gesto, quello di parlare al proprio polso, non ancora completamente sdoganato). Si tratta di un prodotto già di buon livello che con il nuovo sistema operativo (presentato a giugno) oltre ad offrire nuove funzioni native molto interessanti trarrà grande giovamento dalle applicazioni di terze parti realizzate espressamente per l’orologio. Il neo maggiore, a questo punto, è rappresentato dal prezzo che potrebbe bloccare chi un orologio già ce l’ha e chi, al contrario del sottoscritto, non sente la necessità di prendere le distanze dal proprio telefono.

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