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Viaggi & TurismoIl primo whisky d’Italia, tra Scozia e Alto Adige

05.06.23 - 08:30
Reportage alla scoperta dell’Alto Adige lungo la storica via d’acqua (terza parte)
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Il primo whisky d’Italia, tra Scozia e Alto Adige

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Reportage alla scoperta dell’Alto Adige lungo la storica via d’acqua (terza parte)

GLORENZA - A Glorenza, nella regione dell'Alta Val Venosta, dal 2010 è visibile da lontano, non appena fuori dalla città medievale, la prima e unica distilleria di whisky sul territorio italiano. Puni è il nome dell'azienda, le cui mura a scacchiera rosso mattone sorgono nelle immediate vicinanze delle mura medievali di Glurns. Il cubo della distilleria, alto 13 metri, è un riuscito esempio di architettura contemporanea, opera dell'architetto altoatesino Werner Tscholl.

Puni non è solo la prima distilleria di whisky in Italia. A Glorenza, la distilleria non imita l'arte scozzese della distillazione e dell'estetica, ma crea un nuovo prodotto che unisce qualità e visione, piacere ed estetica, tradizione e innovazione, Scozia e Alto Adige. La distilleria offre vari whisky che vengono conservati in diverse botti di rovere. Oltre alle botti di bourbon americano, attualmente vengono utilizzate botti di sherry spagnolo e di marsala siciliano per conservare il whisky italiano Puni. Nel 2015, dopo poco più di tre anni di maturazione, è stato imbottigliato il primo whisky italiano – The Italian Malt Whisky. Per produrre 400 litri di prodotto distillato finito, ci vogliono, quale base di partenza, circa 4'000 litri di ‘birra’.

L'ubicazione della sede è strategicamente ben studiata, in quanto il cubo si trova nel bel mezzo degli "altipiani" altoatesini della regione dell'Ortles, nelle valli dell'ex granaio del Tirolo. Sembra quindi logico che i pionieri del whisky utilizzino l'acqua purissima del ghiacciaio della Val Venosta e il suo grano per produrre le gocce ad alta gradazione. Il risultato rappresenta un whisky di malto italiano che non è solo una copia dell'originale scozzese, ma incorpora anche il terroir dell'Alto Adige e dell'Italia.

Nella produzione l’azienda combina alambicchi scozzesi originali e tecnologie all'avanguardia, magazzini in superficie e interrati, botti preconfezionate di diversi paesi e cereali locali delle "highlands" italiane per creare un whisky secondo le proprie idee: tipico ed elegante. Il risultato? L’etichetta “Puni ARTE Edition 01” è stata invecchiata per quasi sette anni in botti di bourbon di primo riempimento e in botti scozzesi prevalentemente pre-maturate con whisky torbato dell'Isola di Islay. Di conseguenza, si sentono gli aromi lussureggianti di fumo e mare che sottolineano il profilo gustativo delicato di questo particolare whisky. Nel 2021 il distillato della Puni ha vinto il premio del miglior whisky d’Europa. Proprio in bel traguardo.

Per molti secoli, la coltivazione dei cereali è stata un'importante fonte di sostentamento nell'Alta Val Venosta e ha fatto guadagnare alla regione il soprannome di "granaio del Tirolo". Nel XX secolo è stata sostituita dalla frutticoltura e da altri sviluppi e si è quasi arrestata. Dal 2008, l'associazione "Kornkammer Vinschgau" ha rilanciato la coltivazione del grano nella regione. Si coltivano segale, grano, farro e grano saraceno. Il pane biologico, dall'Urpaarl al Dinkellaib, è molto richiesto. Oggi si può trovare l'originale Vinschger Paarlbrot prodotto con i cereali della regione nei panifici locali. Il grano saraceno in particolare, chiamato in dialetto "Schwarzplentn" (polenta nera), gode di grande popolarità nella cucina regionale in tutte le sue varianti - ad esempio come gnocchi o Riebl, la tradizionale frittella di patate. Oltre ai panifici locali, la prima e unica distilleria di whisky italiana, l’azienda Puni, è uno dei clienti più importanti per il grano dell'Alta Val Venosta.

I precedenti articoli di questo reportage sono stati pubblicati il 3 aprile e 23 aprile 2023.

Il mio percorso lungo l’Adige, alla ricerca delle varie attrazioni culturali e turistiche in previsione di un viaggio studio programmato per il 2024, non termina qui. La prossima volta vi porterò ad ammirare il marmo più bianco al mondo. Seguitemi!

Testo a cura di Claudio Rossetti

 


Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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