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TargetTikTok: che cos’è l’heating e come incide sulla viralità dei video

02.02.23 - 09:34
Qualità e originalità dei contenuti sono le chiavi per essere virali. E se non dipendesse (sempre) da questi aspetti?
credits:geralt/Pixabay license
TikTok: che cos’è l’heating e come incide sulla viralità dei video

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Qualità e originalità dei contenuti sono le chiavi per essere virali. E se non dipendesse (sempre) da questi aspetti?

Quello che vi sto per raccontare forse lo potevamo immaginare. Del resto noi addetti ai lavori l’abbiamo sempre sospettato, soprattutto all’inizio del boom della piattaforma oggetto di questo articolo: TikTok. Non potevamo però esserne sicuri, e invece qualche giorno fa, su Forbes, è stato pubblicato un articolo che, senza troppi indugi, va verso una direzione abbastanza netta: ci sono piattaforme - nell’articolo, appunto, si parla in particolare di TikTok - che manualmente hanno dato e danno la visibilità a influencer e/o brand


Ma cosa vuol dire “manualmente”?


In breve, significa che ci sono delle persone, dei tecnici, che decidono, utilizzando criteri ignoti, di “pompare” dei video a discapito di altri, bypassando, quindi, le famose “regole dell’algoritmo”.

 

Ma perché le piattaforme dovrebbero privilegiare alcuni contenuti penalizzando, giocoforza, altre pubblicazioni? 


La risposta è semplice: operando in questa direzione, hanno la possibilità di dimostrare a brand e influencer la potenza della piattaforma, per provare a stringere collaborazioni, indurli a iscriversi, a investire, a diventare partner.
Va da sé, poi, che se un’azienda vede il proprio video – in un flusso organico, quindi senza alcuna sponsorizzazione a pagamento dietro - raggiungere un numero elevato di persone, è sicuramente più predisposta a investire su di essa e a mantenere una presenza.

Il medesimo discorso, chiaramente, vale per personaggi famosi ed influencer. 

 

Heating: contenuti “riscaldati”

Nell’articolo in questione – che fa leva sulle rivelazioni di sei tra dipendenti attuali ed ex dipendenti di TikTok e della società madre, ByteDance- si parla, nello specifico, di “Heating”: fenomeno che viene definito come “Una funzione di riscaldamento che si riferisce all’aumento dei video nel feed ‘Per te’ tramite un intervento manuale che consente di ottenere un certo numero di visualizzazioni”. Immaginate una sorta di bottone che viene spinto e che in poco tempo rende i contenuti selezionati virali. Su Forbes, a tal proposito, viene evidenziato come questo meccanismo, che inciderebbe sull’1-2% delle visualizzazioni giornaliere prodotte dalla piattaforma, sia stato attivato anche per fini a dir poco inusuali: alcuni dipendenti lo avrebbero usato, nientemeno, per favorire i post di amici e parenti. In sostanza, al netto di tutto, siamo di fronte a una vera e propria forma di manipolazione dei contenuti e delle informazioni. Certo, restiamo consapevoli del fatto che un algoritmo c’è e che, chiaramente, per rendere un contenuto virale non bisogna necessariamente dipendere da forme di manipolazione come quella sopracitata: se un utente produce un ottimo contenuto per il proprio target, sicuramente lievitano le chance di ottenere visibilità.


Ora, quindi, è anche più facile dare risposta a tante domande che spesso vengono poste da utenti e persone che investono ogni giorno il loro tempo per creare video.

 

Come si va virale con un contenuto?


Perché alcuni contenuti vengono più visti di altri?

 

Vedi un video, apparentemente normale, e ti domandi: come può fare questi numeri?

 

La trasparenza necessaria

Questa narrazione su “come rendere virali i tuoi contenuti”, che ci viene propinata in ogni angolo del web e che si fonda su pilastri fondamentali (video originali e di ottima qualità, titoli costruiti bene, eccetera), diviene, manco a dirlo, fine a se stessa nel caso in cui, sullo sfondo, governino logiche non oggettive ma arbitrarie. Quando, insomma, il successo o l’anonimato di un contenuto dipendono da qualcuno che decide cosa farti vedere. Ovviamente, è bene evidenziare che il meccanismo sopra descritto funziona anche al contrario, cioè nei casi in cui dei post vengono penalizzati "manualmente" perché vertono su argomenti che non rispettano le policy, ben esplicitate su tutte le piattaforme. Se questo è assodato, allora perché non rendere chiaro anche il contrario, cioè tutti quei contenuti che vengono “pompati” dalle piattaforme?

 

Non si tratta, si badi bene, di una critica alle piattaforme – piattaforme sulle quali chi scrive lavora e verso le quali nutre affetto - ma non è accettabile arrivare a un punto in cui ci sia qualcuno che decide cosa farci vedere e quali informazioni ricevere: i social non dovrebbero mai essere questo perché, a differenza della tv o della stampa – media, per definizione, meno inclusivi - hanno dato a tutti la possibilità di esprimersi, di diventare un punto di riferimento, di diventare un media.
Su meccanismi come quello oggetto del presente articolo, ritengo che andrebbe creata una base d’appoggio fondata sulla trasparenza assoluta. Questo genererebbe una maggiore consapevolezza per creator e brand e, inoltre, non vanificherebbe gli sforzi di chi sui social network ci lavora ogni giorno.

 

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Fonti:
*documento interno di TikTok intitolato Mint Heating Playbook
**sito Forbes: https://www.forbes.com
***articolo Forbes: https://www.forbes.com/sites/emilybaker-white/2023/01/20/tiktoks-secret-heating-button-can-make-anyone-go-viral/


Questo articolo è stato realizzato da Linkfloyd Sagl, non fa parte del contenuto redazionale.
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